A volte le idee più efficaci e geniali si ispirano alle forme già presenti da millenni in natura. Per realizzare impianti solari sempre più efficienti gli ingegneri del Massachusett Institute of Technology di Boston in collaborazione con la RWTH Aachen University, in Germania, hanno guardato al più assiduo inseguitore del Sole del mondo vegetale: il girasole.
Le centrali a concentrazione solare (Concentrated solar power plants, CSP) sono costituite da una serie di dispositivi a specchio chiamati eliostati, che seguono il Sole durante tutto l'arco del giorno e concentrano la sua luce su una torre centrale, che converte il calore in elettricità. Gli eliostati sono solitamente disposti in cerchi concentrici, ciascuno sistemato in modo da ricevere i raggi solari e convogliarli facilmente al centro, senza fare ombra agli altri specchi. Simili impianti, è facile da intuire, richiedono grandi disponibilità di superficie: per questo non sono ancora abbastanza diffusi.
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I ricercatori del MIT insieme ai colleghi tedeschi hanno elaborato un modello computerizzato per ottimizzare la disposizione spaziale degli eliostati e si sono accorti che la conformazione che stavano ottenendo era simile a molti pattern già presenti in natura. Così hanno pensato ai girasoli, il capolino dei quali non è costituito da un unico fiore, ma da un insieme di piccoli fiori. Quelli centrali, chiamati fiori del disco, sono disposti secondo uno schema a spirale in cui ciascuno è inclinato rispetto al vicino di un angolo di 137 gradi. Questa inclinazione origina spirali consecutive che seguono la serie di Fibonacci (per scoprire che cos'è clicca qui). Una disposizione ottimale, secondo gli scienziati: sistemati imitando la conformazione delle inflorescenze dei girasoli, gli eliostati occuperebbero il 20% di spazio in meno e ci sarebbero meno problemi di ombreggiatura degli specchi vicini. Applicando alla tecnologia questa conformazione naturale, si otterrebbe un notevole risparmio di suolo e conseguentemente un taglio di costi.
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