Le scorie radioattive: nessuno le vuole, nessuno sa come trattarle.Si sta però provando a neutralizzarle, con il laser, o con il calore.
Una veduta aerea del sito che dovrà accogliere i rifiuti nucleari ad alta attività radioattiva nelle Yucca Mountains (Nevada, Usa) |
Si chiama Vulcan e ha le dimensioni di una palazzina, è un generatore di laser ed è in grado di fare quello che ogni alchimista ha sempre sognato: trasformare un elemento atomico in un altro. Se potrà, come sembra promettere, convertire l'uranio in un materiale inerte, neutralizzandone per sempre la radioattività, avrà raggiunto un obiettivo forse migliore che ottenere oro dal mercurio. I rifiuti derivanti dagli impianti che producono energia elettrica dal nucleare, stanno infatti diventando un problema. Solo in Italia, dove l'atomo è bandito da 16 anni, vale a dire dal referendum popolare che ha imposto la chiusura delle centrali, restano circa 30 mila metri cubi di scorie che ancora non hanno trovato un sito definitivo per lo smaltimento.
Cimiteri eterni. Si stima che in tutto il mondo i rifiuti nucleari siano 200 mila tonnellate, alle quali si aggiungeranno, nei prossimi anni, quelle derivanti dallo smantellamento delle centrali che risalgono agli anni '50 e che devono ormai essere chiuse.
E va ancora trovata una soluzione: nonostante esistano numerosi centri di stoccaggio temporaneo, resta da chiarire dove andranno a finire materiali che mantengono la radioattività, e inoltre possono produrre calore, per centinaia di anni (rifiuti a media-bassa attività, come quelli da smantellamento) o per centinaia di migliaia di anni (rifiuti ad alta attività, come i combustibili esausti).
L'unico sito finora individuato è Yucca Mountain, in Nevada (Usa). Costituito da un deposito di roccia vulcanica che risale a circa 10 milioni di anni fa, ha una conformazione geologica che garantisce stabilità. A causa di una forte opposizione locale, però, la sua realizzazione non è ancora partita..
Nuove soluzioni. Vista l'incertezza, si stanno cercando altre soluzioni. La prima adottata, è stata la creazione di un combustibile rigenerato, il Mox, ottenuto riciclando quelli già utilizzati. Attualmente però non sembra essere economicamente conveniente, conisiderata anche la relativa abbondanza e la facilità di estrazione dell'uranio. Si tenta dunque la strada della neutralizzazione. In Francia, dove oltre il 70 per cento dell'energia elettrica proviene dall'atomo, è il governo stesso a imporre studi in questo campo.
I ricercatori della University di Strathclyde (Glasgow, UK) che stanno utilizzando Vulcan sono già riusciti a convertire lo iodio-129, un isotopo che rimane attivo per milioni di anni, in iodio-128, che ha un tempo di decadenza pari ad alcuni minuti. Purtroppo, per essere efficace, il raggio laser deve essere convertito in emissioni gamma, un procedimento molto inefficiente, e che divora a sua volta energia. Più promettenti sembrano essere i risultati ottenuti presso l'Università di Sheffield (Uk): il granito che può accogliere le scorie, se sottoposto alle alte temperature sviluppate dagli stessi rifiuti, si destruttura e ricristallizza in pochi anni. Forma così una crosta impenetrabile, una sorta di tappo che potrebbe isolare per sempre ciò che è stato sepolto. A patto di essere depositato in un buco ad almeno 5 km di distanza dalla superficie terrestre.
(Notizia aggiornata al 10 settembre 2003)