Il principe dei combustibili? Forse deriva dalle rocce e non da resti organici.
L'estrazione di petrolio dai giacimenti profondi. |
Pesci marci e foglie putrefatte. Finora era questa la teoria più accreditata sull'origine del petrolio. Ed è stata scritta su tutti i libri di testo. La materia organica si è accumulata sul fondo di oceani e bacini d'acqua, poi è stata sepolta da strati di sedimenti, infine è stata ingoiata centinaia di metri più in basso e sotto l'azione di pressione e calore moderato (75-200 °C), si è lentamente trasformati in quello che oggi è il combustibile più utilizzato. Potrebbe essere però necessaria una correzione. Un gruppo di scienziati russi e il dirigente di una compagnia di estrazioni americana sostiene infatti che gli idrocarburi che costituiscono il petrolio hanno tutt'altra origine: sarebbero stati generati da calore e pressione che hanno agito esclusivamente su carbonio inorganico. E ritengono che gli alcani, una delle molecole più presenti nella miscela chimica che costituisce il petrolio, non avrebbero potuto formarsi alle profondità alle quali si trovano oggi (intorno ai 700 metri).
Petrolio in provetta. La prova? In laboratorio il gruppo di ricercatori ha dimostrato che idrocarburi pesanti possono essere prodotti portando una miscela di ossido di ferro, carbonato di calcio e acqua oltre i 1000 °C e a pressioni superiori a 50 mila atmosfere, una condizione che si verifica solo oltre i 1000 chilometri di profondità. I geologi, in realtà, ammettono che questa spiegazione possa essere valida, ma finora si riteneva non potesse essere l'unica. Resta il fatto che la nuova ipotesi potrebbe aprire nuove prospettive per la ricerca di altre riserve.