Il settore energetico è tra i maggiori produttori di emissioni dannose per il clima, ma allo stesso tempo è tra i sistemi più sensibili ai cambiamenti climatici. In base a uno studio pubblicato su Nature Communications, nei prossimi 30 anni il riscaldamento globale potrebbe far lievitare la domanda globale di energia: occorrerà capire come produrre il surplus di elettricità richiesto, per non alimentare una spirale senza fine (aumento delle temperature-maggiori consumi-aumento delle emissioni-aumento delle temperature...).
La maggior parte degli studi precedenti su questo tema si era concentrato su un singolo Paese/continente o su un singolo settore economico, utilizzando pochi modelli climatici. Nel nuovo lavoro, i ricercatori dell'International Institute for Applied Systems Analysis (Austria), dell'Università Ca' Foscari Venezia e del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Italia) e della Boston University (USA) hanno condotto un'analisi globale usando le proiezioni delle temperature di 21 modelli climatici, nonché le proiezioni economiche e demografiche incluse in cinque scenari socioeconomici.
Questi dati sono stati poi inseriti in un modello statistico che ha calcolato le variazioni della domanda per tre tipi di carburanti e in quattro settori economici: l'obiettivo era determinare come la domanda di energia è destinata a cambiare nel 2050 rispetto a oggi, in caso di modesto o significativo aumento delle temperature.
Crescita in ogni caso. Entro la metà del secolo, la domanda globale di energia potrebbe aumentare dell'11-27 per cento in caso di aumento contenuto delle temperature, del 25-58 per cento in caso di riscaldamento elevato (l'entità riscaldamento globale è stata calcolata considerando il numero di giorni con temperature maggiori di 27,5 °C). I maggiori aumenti dovrebbero registrarsi nelle aree tropicali, nell'Europa meridionale, in Cina e negli Stati Uniti, soprattutto per la domanda di elettricità necessaria a raffreddare gli ambienti nel settore industriale e dei servizi (perciò fabbriche, uffici e altri luoghi di lavoro).
Cambio di esigenze. «In linea generale, le nostre società si adegueranno al cambio delle temperature aumentando il raffreddamento degli ambienti durante le stagioni calde e diminuendo il riscaldamento durante le stagioni fredde», spiega Enrica De Cian, tra gli autori. «Questi cambiamenti nel condizionamento degli spazi avranno un impatto diretto sui sistemi energetici, dal momento che le imprese e le famiglie richiederanno meno gas naturale e petrolio per via delle minori esigenze di riscaldamento, e più energia elettrica per soddisfare le maggiori esigenze di raffrescamento degli ambienti.»
Capire in quali settori e in quali climi aumenterà la domanda di energia è cruciale per scongiurare quello che molti temono, ossia che un'aumentata domanda di energia porti a ulteriori emissioni di gas serra e renda ancora più difficile rientrare nei fragili obiettivi stabiliti dagli Accordi di Parigi.