Accendere la luce, usare l'acqua calda o cucinare la pasta. Sono situazioni normalissime, che molti milioni di persone ripetono ogni giorno. E sono in gran parte rese possibili dalla combustione di gas. Gas che si muove lungo una lunga rete che attraversa l'Italia e arriva alle porte delle città, dopo aver viaggiato per migliaia di chilometri, partendo dai giacimenti che sono principalmente all'estero. Ma come funziona questo sistema? Quanta tecnologia c'è nei metanodotti italiani?
Il sistema che consente al gas metano di raggiungere le case e le aziende degli italiani si articola in una ramificata rete di metanodotti e di allacciamenti. Per semplificare, il processo avviene in due fasi. La prima è il trasporto, che veicola il gas dai punti di accesso in Italia, cioè gli sbocchi dei metanodotti internazionali o gli impianti di rigassificazione, ai "punti di consegna". Da questi, avviene poi la distribuzione, o consegna "dell'ultimo miglio", grazie alla quale il gas raggiunge case, industrie e uffici.
Questa seconda fase è gestita da alcune aziende di distribuzione, mentre il trasporto, momento fondamentale della filiera che comprende anche rigassificazione e stoccaggio, è appannaggio del gruppo Snam il primo operatore in Europa in questo settore, con una rete che si estende a livello continentale per circa 38.000 km, di cui quasi 33.000 proprio in Italia.
Nel 1950 la rete italiana di metanodotti non superava i 700 km e si sviluppava lungo una dorsale che univa la costa adriatica, dove si trovavano importanti giacimenti, con Lombardia e Piemonte, fino al confine con la Svizzera, al passo Gries, uno degli attuali 5 entry point via gasdotto attraverso cui il gas può entrare in Italia.
Oggi i metanodotti gestiti da Snam consentono di fare fronte a una domanda di gas che in Italia, nel 2023, ha superato i 61 miliardi di metri cubi. Gli attuali punti di accesso non si limitano agli ingressi in Italia dei metanodotti provenienti da Nord, Est e Sud, ma includono anche gli impianti di rigassificazione, dove il GNL, gas naturale liquefatto trasportato da speciali navi metaniere, viene riportato al suo stato gassoso e poi immesso in rete. Al momento i rigassificatori sono quattro, a Rovigo (Veneto), Panigaglia (Liguria), Piombino e Livorno (Toscana). Nel 2025 se ne aggiungerà un quinto, a Ravenna (Emilia-Romagna).
Il parco infrastrutturale gestito da Snam comprende inoltre nove siti di stoccaggio, 13 centrali di compressione (servono a regolare la pressione di immissione del gas nelle tubature) e 48 centri di manutenzione, presenti in tutta Italia.
L'attività e lo stato di salute di queste infrastrutture sono presidiati da un centro di dispacciamento che le monitora e controlla a distanza in modo integrato.
La rete di trasporto del gas, già oggi, viene pensata, progettata e in qualche caso adattata per un trasporto "multi-molecola", come viene definito in gergo tecnico, cioè capace di accogliere, oltre al gas naturale, anche il biometano, l'idrogeno e l'anidride carbonica derivante dai processi di cattura, abilitando così decarbonizzazione e transizione energetica.
Questo articolo fa parte di una serie sul trasporto del gas in Italia e sulla tecnologia e le innovazioni che lo rendono possibile realizzato in collaborazione con Snam. Trovi tutti gli articoli qui.