Il raggiungimento del 20% di produzione di energia da fonti rinnovabili, rispetto alla richiesta globale di energia, è una delle finalità del cosiddetto Obiettivo 20-20-20, che i Paesi dell'Unione Europea si sono impegnati a raggiungere entro il 2020. Gli altri due "20" corrispondono ad altrettanti obiettivi: la riduzione del 20% delle emissioni di anidride carbonica (rispetto ai livelli del 1990) e l'aumento di rendimento ed efficienza energetica del 20%.
Il vento all'8%. Una buona notizia arriva dall’ultimo "report" della Commissione Europea sull'energia eolica che si produce sul nostro continente: a fine 2014 era all’8% dell’energia elettrica richiesta. Un valore percentuale che corrisponde a 129 GW (gigawatt, milioni di Watt), in grado di soddisfare (singolarmente) le esigenze di Paesi come il Belgio, l’Olanda, la Grecia e l’Irlanda.
In crescita ovunque. Secondo il Joint Research Centre della UE, entro il 2020 l’eolico potrebbe fornire il 12% della richiesta di energia dei Paesi dell'Unione. Una crescita che va di pari passo con quella segnata a livello mondiale (dai 3 GW di una ventina di anni fa agli attuali 370 GW).
Nel solo 2014 la crescita è stata del 48% rispetto al 2013. Lo sviluppo eolico europeo, sia di impianti su terraferma che in mare (offshore), hanno permesso a Paesi come la Danimarca, il Portogallo, l’Irlanda, la Spagna, la Romania e la Germania ci generare dal 10% al 40% della loro richiesta di energia elettrica dal vento.
Contestata. Le premesse e le promesse sono buone, ma va anche ricordato che l’energia eolica è, tra le fonti rinnovabili, la più discussa per l’impatto produce sull’ambiente dal punto di vista visivo, per il rumore prodotto dalle pale e per la moria di volatili che finiscono tra le pale stesse.