La Cina ci ha abituato ai suoi ambiziosi progetti per la produzione di energia da fonti rinnovabili: l'ultimo, completo e funzionante dallo scorso maggio, è una colossale fattoria solare galleggiante costruita su di un lago sopra a quello che un tempo era uno scavo per l'estrazione del carbone.
Realizzata da Sungrow Power Supply, la "fattoria solare" è composta da 166.000 pannelli fotovoltaici disposti su uno specchio d'acqua profondo dai 4 ai 10 metri, non lontano dalla città cinese di Huainan, nella provincia di Anhui. Attualmente è il parco solare galleggiante più esteso al mondo: un impianto da 40 megawatt, sufficienti ad alimentare i consumi (relativamente bassi) di circa 15.000 abitazioni e, sulla carta, pensato per funzionare per 25 anni.
Doppio vantaggio. Il lago si trova in un sito un tempo usato per l'attività estrattiva. Quando la miniera di carbone collassò, nel cratere si formò il lago che ora funge da base per i pannelli. Collocare impianti fotovoltaici in bacini idrici artificiali consente di preservare vegetazione e fauna terrestre, ma anche di migliorare il controllo termico dei pannelli, migliorandone l'efficienza - purtroppo ancora bassa per queste tecnologie, e ancora di più per le applicazioni industriali.


Investire sul verde. La conversione di un'ex area carbonifera a fabbrica di energia pulita avviene in un Paese in cui la combustione di carbone è stata responsabile di 366 mila morti premature nel 2013. Anche se c'è ancora molto da fare, e complici gli accordi sul clima di Parigi, la Cina è divenuta uno dei primi investitori al mondo in energie da fonti rinnovabili: l'obiettivo dichiarato dal loro Ministero per lo sviluppo è quello di creare 13 milioni di posti di lavoro nel settore entro il 2020.
Sempre nella provincia di Anhui si sta lavorando per costruire un impianto ancora più grande, da 150 megawatt di potenza, che da maggio 2018 servirà 94 mila abitazioni. Il carbone è ancora la fonte principale del 40% dell'energia elettrica globale, ma la Cina (primo emettitore al mondo di gas serra) è anche una delle nazioni più grandi a guidare il suo progressivo abbandono. Lo scorso anno, il governo cinese ha decretato la cancellazione di 104 nuovi impianti a carbone che si stavano costruendo in 13 province del Paese.
Tutto ciò mentre negli Stati Uniti l'Amministrazione Trump ha annunciato che imporrà dazi del 30% (che scenderanno al 15% nell'arco di quattro anni) sull'importazione di pannelli solari negli Usa, per rivitalizzare l'industria carbonifera americana.