L'esercito russo ha preso il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, nel sud-est dell'Ucraina, dopo averla bombardata nelle prime ore del mattino di venerdì 4 marzo. L'attacco ha causato un incendio in un edificio amministrativo e in un laboratorio esterno al perimetro dell'impianto, che non ha però recato danni ai reattori né ad altre strutture essenziali. Le fiamme sono state domate e la centrale rimane funzionante, con una sola delle sei unità dell'impianto al momento operativa.
Le autorità ucraine hanno confermato che non risultano danni alla centrale e che non è avvenuto alcun rilascio di radiazioni. Le stesse rassicurazioni sono arrivate dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) in contatto con i responsabili dell'energia nucleare del Paese.
Il cuore energetico dell'Ucraina. La centrale nucleare di Zaporizhzhia è il più grande impianto nucleare in Europa e il nono più grande al mondo. Ciascuno dei suoi sei reattori eroga 950 MW di energia, per un totale di 5.700 MW (5,7 GW termici nominali), sufficienti ad alimentare 4 milioni di abitazioni. Per fare un confronto, la centrale nucleare di Chernobyl, nel nord del Paese, aveva una potenza di 3.800 MW, circa un terzo in meno (il MegaWatt, che corrisponde a un milione di Watt, è la potenza necessaria ad accendere 10.000 lampadine da 100 Watt).
L'impianto di Zaporizhzhia costruito tra il 1984 e il 1995 produce un quinto dell'energia elettrica dell'Ucraina: secondo alcuni analisti è probabile che l'esercito russo lo abbia colpito per causare un blackout in una parte del Paese. La centrale si trova nella città di Enerhodar, sulle rive del fiume Dnieper, a 200 km dalla regione contesa del Donbas e 550 km a sud-est di Kiev.
Quanto (e che cosa) si rischia? Le camere di confinamento di un reattore nucleare sono pensate per resistere a fortissimi impatti; in più l'impianto di Zaporizhzhia è una variante sovietica del reattore nucleare ad acqua pressurizzata (PWR: Pressurized Light-Water Moderated and Cooled Reactor), un tipo di reattore considerato molto più sicuro di quello che esplose a Chernobyl nel 1986. L'acqua che serve a raffreddare il reattore, radioattiva, è in un circuito separato rispetto a quella che, attraverso il vapore, trasferisce energia alle turbine e all'esterno.
Centrali come quelle di Zaporizhzhia sono progettate per spegnersi automaticamente in situazioni di emergenza, e negli ultimi giorni tutte le unità tranne una nell'impianto erano state - volutamente - disconnesse. Tuttavia, ogni interruzione di energia nel circuito di raffreddamento del sito potrebbe provocare un disastro nucleare, come è accaduto a Fukushima in seguito a un evento naturale.
Inoltre un bombardamento diretto, seppure accidentale, delle vasche di raffreddamento dietro al complesso, dove si trovano le barre di combustibile esausto, provocherebbe contaminazioni radioattive su larga scala. Lo stesso farebbe un errore umano, non così impensabile per chi lavora in una condizione di forte stress: secondo fonti interne all'impianto, i dipendenti starebbero operando guardati a vista da truppe russe armate. Data la potenza della centrale di Zaporizhzhia, un eventuale incidente nucleare potrebbe avere una portata assai più disastrosa di quelli di Chernobyl e Fukushima.