Dopo lo stop del programma nucleare civile italiano in seguito ai due referendum succeduti ai disastri di Chernobyl (1986), la centrale elettronucleare di Caorso (PC) è oggi in avanzata fase di smantellamento (il decommissioning): il combustibile nucleare è stato portato già dal 2010 in Francia per il riprocessamento - operazione che consente il riutilizzo del 96-97% del materiale fissile.
Nei tre depositi di stoccaggio temporanei che si trovano nella centrale sono però ancora conservati 860 tonnellate di resine a scambio ionico e fanghi radioattivi. Si tratta di resine utilizzate per pulire i filtri dell'acqua che veniva utilizzata per alimentare la turbina e fanghi che si erano formati nelle varie operazioni di pulizia adottate quando la centrale era operativa. È materiale a bassa radioattività che tuttavia rappresenta oltre il 90% della radioattività dei rifiuti presente ancora nella centrale.
In viaggio verso l'estero. Questa enorme mole di rifiuti (sono circa 5.600 fusti che pesano in media 200 kg e sono alti circa un metro) dalla fine di gennaio viene trasferita in Slovacchia, presso l'impianto di Bohunice, per essere incenerita e condizionata.
Il trasferimento dei rifiuti, che in volume rappresentano circa il 70% di quelli stoccati oggi nella centrale, consentirà di svuotare i 3 depositi temporanei per procedere al loro adeguamento agli attuali standard di sicurezza e per poter avviare le successive fasi di decommissioning già previste, tra cui lo smantellamento del reattore (che dovrebbe iniziare nel 2025 e concludersi nel 2030).
Il programma di trasferimento dei fusti all'impianto slovacco prevede 33 trasporti: per ciascuno è prevista la partenza di una coppia di tir con a bordo in tutto 4 container stipati di fusti; il viaggio non prevede soste, sul territorio italiano è accompagnato dalla polizia, sebbene non sarebbe necessario, e si conclude in circa 12 ore ore con i due autisti dei camion che si stima verranno esposti a una quantità di radioattività inferiore a quella che ricevono i piloti di aerei durante un volo transoceanico.
Il ritorno in cialde. La conclusione di questi trasporti è prevista per il 2022. Nell'impianto slovacco le resine e i fanghi verranno inceneriti. Le ceneri ottenute verranno condizionate in cialde, a loro volta inglobate nel cemento all'interno di contenitori di acciaio inox di 440 litri.
Nel 2023 questi manufatti, ormai a bassa attività e soprattutto con un volume inferiore del 90% rispetto al materiale inviato dall'Italia, faranno ritorno a Caorso, verranno stoccati in uno dei tre depositi temporanei in attesa di venire trasportati nel futuro deposito nazionale, un'infrastruttura dove saranno messi in sicurezza tutti i rifiuti radioattivi prodotti in Italia, generati dall'esercizio e dallo smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari, dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.
Il trasferimenti e trattamento dei fusti radioattivi e di rientro dei successivi manufatti condizionati ha un costo di 37 milioni. Prima di questa fase, peraltro, tutti i fusti con resine e fanghi vengono estratti grazie a un robot comandato a distanza dai loculi in cui sono conservati. Vengono controllati, caratterizzati (un termine tecnico per verificarne il contenuto e la radioattività), sigillati e poi stipati nei container in modo da porre al centro quelli più radioattivi e all'esterno, vicino alle pareti, quelli meno radioattivi, come si vede nel video qui sotto.
Caorso - Attività preparatorie al trasporto dei fusti
Il Decommissioning: che cos'è e come funziona
Il decommissioning (smantellamento) di un impianto nucleare rappresenta l'ultima fase del suo ciclo di vita dopo la costruzione e l'esercizio.
In termini generali, il decommissioning comprende l'allontanamento del combustibile e la caratterizzazione radiologica degli impianti, la decontaminazione delle strutture, la demolizione degli edifici e, infine, la caratterizzazione radiologica del sito. Tutte queste operazioni vengono svolte mantenendo sempre in sicurezza gli impianti nei quali si lavora.
Il decommissioning si caratterizza anche per la gestione dei rifiuti radioattivi, che sono stoccati in appositi depositi temporanei, e di tutti gli altri materiali prodotti dallo smantellamento, come ferro, rame o calcestruzzo, che vengono allontanati dal sito per essere recuperati e riciclati.
Quando tutte le strutture dell'impianto sono demolite e tutti i rifiuti radioattivi sono condizionati e stoccati nei depositi temporanei, pronti per essere trasferiti al Deposito Nazionale, si raggiunge una fase intermedia definita "brown field" (prato marrone). Nel caso della centrale di Caorso l'obiettivo è riuscirci entro il 2031.
Dopo il graduale conferimento dei rifiuti radioattivi al Deposito Nazionale, si procede anche con lo smantellamento dei depositi temporanei.
A questo punto l'area, una volta verificata l'assenza dei vincoli di natura radiologica, raggiunge lo stato di "green field" (prato verde) che consente di restituire il sito alla collettività per il suo riutilizzo.