La sua è la voce del nuovo pop italiano. Lo dicono i dischi di platino e d’oro conquistati con i suoi album (l’ultimo è Bye Bye), il terzo posto all’ultima edizione del Festival di Sanremo (con il brano Il mondo prima di te) e il successo del tour che la porterà in giro per l’Italia fino a settembre. Nel suo curriculum, oltre alle hit da classifica, c’è anche una laurea in Fisica, conseguita con una tesi sulla pompa di calore geotermica, e la conduzione su Italia Uno di due programmi tv strettamente connessi ai suoi studi: Tutta colpa di Einstein - Quelli del Cern e Tutta colpa di Darwin. «Ho dato voce al mio lato nerd», racconta.
Annalisa sarà tra gli ospiti di Focus Live venerdì 9 novembre. L'abbiamo intervistata per conoscere il suo rapporto con la scienza e la tecnologia
Perché ha scelto la facoltà di Fisica e che cosa rappresenta questa materia per lei?
Ero molto stimolata da questo aspetto della scienza che, a differenza di quello che comunemente si crede, non è qualcosa di sideralmente lontano dalla nostra vita quotidiana e terrena. La fisica, come l’arte, permette di andare oltre i nostri limiti.
Che rapporto c’è tra il mondo della fisica e i suoi principi e la musica?
Quello che rende possibile l’intersezione tra arte e fisica è la creatività. Quando un musicista-cantautore cerca di tradurre un’esperienza o un’emozione in musica e parole, mette in atto un procedimento diverso, ma per certi versi simile a quello che attua il ricercatore quando, osservando un evento naturale, cerca di spiegare qualcosa che ancora una spiegazione non ha.
Negli ultimi anni si sono moltiplicati i casi di canzoni interamente composte con sistemi di intelligenza artificiale. Evoluzione o fine della creatività?
Da un punto di vista scientifico tutto questo è molto intrigante, ma non mi coinvolge da un punto di vista emotivo. Non c’è nulla di artistico o di emozionale in questo tipo di creazione: si tratta solo di un “compito” svolto bene, di brani realizzati facendo interagire una serie di dati e informazioni. Non ci sono vere sensazioni che si trasformano in canzone.
Se domani dovesse innamorarsi di un brano figlio dell’intelligenza artificiale, lo inserirebbe in uno dei suoi dischi?
Anche se mi piacesse davvero, vorrei comunque metterci del mio, lasciare la mia impronta. Non credo proprio che lo prenderei così a scatola chiusa.