Se il fumetto, negli ultimi anni, è riuscito a scrollarsi un po’ di dosso quell’aura polverosa del medium di serie B, lo si deve anche - e forse soprattutto - a lui, Michele Rech, in arte Zerocalcare, oggi uno dei più celebri fumettisti italiani.
È stato protagonista della giornata conclusiva di Focus Live, accompagnato sul palco da Luigi F. Bona, direttore del Museo del Fumetto di Milano, sicuramente il più importante e più bello d’Italia. E forse non solo…
Un italiano tra i grandi. Ciò che ha fatto la differenza finora, nello story telling di Zerocalcare, è stata la sua capacità di combinare le istanze “leggere” del tratto con la profondità data dal racconto che in molti casi, sottolinea Bona, «proietta le sue opere ai vertici della graphic novel mondiale, del tutto paragonabile al celeberrimo Maus di Art Spiegelman o Persepolis di Marjane Satrapi», giusto per avere un ordine di grandezza di riferimento.

«L’inizio della mia storia di carta e di matita - racconta l’artista - può essere fatto idealmente risalire al G8 di Genova. Avevo 17 anni, l’ho vissuta come un’esperienza intensissima e quando sono tornato a casa ho trovato una distanza enorme tra quello che avevo visto con i miei occhi e quello che leggevo sui giornali».
Da Genova a Kobane. Questa frustrazione, successivamente, prende forma. Prima in due storie pubblicate sul volume a fumetti GeVsG8 e poi, nel 2011, in occasione del decennale dell’evento G8, con l'autobiografia intitolata A.F.A.B.
Lo stesso senso di disorientamento, prosegue l’autore nel suo racconto, lo ha portato all’ultima sua opera, Kobane Calling, reportage in forma grafica del viaggio dell'autore - e del suo alter ego di cellulosa - al confine tra la Turchia e la Siria a pochi chilometri dalla città assediata di Kobanê, tra i difensori curdi del Rojava, opposti alle forze dello Stato Islamico.
Anche in questo caso, Zerocalcare punta il dito verso l’editoria mainstream: «Già subito dopo l'uscita sul mercato, ho avuto una grande eco sulla stampa che per l’occasione si è schierata al fianco del popolo curdo, descrivendo i suoi appartenenti alla stregua di eroi. Dopodiché, quando successivamente c’è stata l’invasione della città siriana di Afrin gli stessi giornali hanno voltato faccia, rinnegando tutto e descrivendo i curdi come terroristi».
«Ce ne vorrebbero tanti di Zerocalcare - chiosa il direttore di Focus Jacopo Loredan - per la sua capacità di raccontare storie, perché l'informazione è soprattutto questo.
Per come è capace di ‘sporcarsi le mani’ è molto più giornalista di tanti altri si fregiano soltanto del titolo. Per certi versi, è l’essenza stessa del giornalismo».
Qui sotto, invece, l'intervista più breve mai fatta a Zerocalcare