Com’è possibile che il più grande velocista di tutti i tempi (detentore dell’irraggiungibile 9.58 sui 100 metri) sia così alto (193 cm)?
Parte da questo interrogativo la riflessione di Marco Malvaldi, scrittore di numerosi gialli di successo, uomo di scienza (è prima di tutto un chimico) e autore di Le regole del gioco. Storie di sport e altre scienze inesatte, un divertente saggio che spiega il rapporto tra sport e scienza.
Falsi miti. Per arrivare a una risposta, tuttavia, è necessario partire dalla mitologia e dalle leggende metropolitane. Come quella secondo cui i neri corrono più veloci, «una credenza tanto odiosa quanto priva di fondamento scientifico, che vale tanto quanto varrebbe affermare che i biondi, o gli individui che si chiamano Marco, sono più lenti», sgombera il campo Malvaldi durante l'incontro a Focus Live.
Altro luogo comune: Bolt è così veloce perché è giamaicano… «E qui si apre un fronte ancora più complesso», prosegue. con una la serie di teorie secondo cui in Giamaica, per una legge denominata “effetto fondatore”, le caratteristiche della popolazione che per prima l’ha abitata si sarebbero conservate nel tempo.
Il segreto nelle fibre? L’ipotesi è che quando le navi colme di schiavi africani arrivavano nello stretto vicino alla Giamaica i più forti e i più veloci riuscivano a scappare e a unirsi agli altri che ce l'avevano fatta prima di loro, dando vita a una società di superuomini. I quali, tra le loro caratteristiche, avevano anche un’anomalia genetica presente tuttora nel 98% della popolazione giamaicana: la prevalenza di fibre muscolari pallide, le cosiddette “veloci”, per intenderci. Peccato, però, che questa variazione genetica abbia a che fare anche con il 100% dei giapponesi, che certo non vantano risultati eclatanti nelle corse di velocità.
Infine, ci sono gli aspetti che riguardano la conformazione fisica dell’atleta caraibico. Non sarà che Bolt è così veloce proprio per via della sua altezza, e per il fatto di essere riuscito a trarre vantaggio da una caratteristica solitamente svantaggiosa per un velocista?
Il vero segreto è che Usain Bolt è così veloce perché è Usain Bolt, una macchina umana da corsa che può contare - più che sull’altezza - sulla forza di leva del suo piede taglia 49, e su tutta una serie di altre caratteristiche che la scienza ha passato al setaccio decretando che si tratti di un insieme davvero unico.
Il corpo e la mente. Tra queste spicca, indubbiamente, la conformazione dei suoi tendini molto lunghi che, secondo gli scienziati dello sport, sono quelli che fanno davvero la differenza, poiché caricandosi e rilasciandosi a mo’ di elastico molto più rapidamente del muscolo, scaricano a terra una grande energia che si trasforma in potenza e velocità.
Ma c’è anche dell’altro.
Per capire fino in fondo la stoffa dell’atleta manca un elemento tutt’altro che trascurabile. A rivelarlo è stato il suo allenatore, Glen Mills, il quale rispondendo all’ennesima domanda sulla presunta predeterminazione genetica alla base dell’unicità del suo atleta, ironicamente rispose: “sì, i geni di Usain sono speciali perché hanno la predisposizione a farlo allenare tutti i giorni per dieci ore”.