Le piante sono creature intelligenti e sensibili, forse anche più degli esseri umani. I quali, però, non ne sono a conoscenza per via di un curioso fenomeno, il cosiddetto plant blindness, letteralmente “cecità nei confronti dei vegetali", che ci fa cancellare il verde che ci sta attorno rendendoci incapaci di cogliere sia le loro caratteristiche estetiche che quelle biologiche.
«Con tutta probabilità - spiega Stefano Mancuso, lo scienziato che ha fondato la neurobiologia vegetale, direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale dell’Università di Firenze, e ospite della terza giornata di Focus Live - questo è accaduto perché all’inizio della nostra evoluzione, dopo aver compreso che le piante non rappresentavano un pericolo, abbiamo ritenuto che non fossero così interessanti».
Con il tempo, questa cecità si è consolidata, portandoci anche a pensare che fossero insensibili: non a caso, quando si deve definire un corpo umano vivo ma inerte si usa la locuzione “stato vegetativo”.
Piantala! «Nulla di più sbagliato - ha avvertito Mancuso - perché in realtà il mondo vegetale si caratterizza per una sensibilità molto maggiore di quella degli esseri umani e degli animali, perché il fatto di non potersi muovere lo ha "costretto" a sviluppare altre “facoltà” per svolgere al meglio le normali attività quotidiane (difendersi, riprodursi, comunicare…) e quindi a sopravvivere».
Tanto per avere un'idea, una singola radice di mais lunga meno di due centimetri è in grado di percepire in un metro cubo di terreno pochi nanogrammi di una qualunque sostanza chimica. «Una sensibilità che a noi umani è del tutto sconosciuta», ha proseguito lo scienziato.

Un altro caso emblematico è quello del suono. Sebbene non sia vero che le piante trarrebbero beneficio dall’ascolto della musica (è una bufala), è invece dimostrato che percepiscono le vibrazioni, soprattutto quelle intorno alle frequenze dei 200 Hertz, ovvero il suono di picco dell’acqua corrente, uno dei beni essenziali alla loro sopravvivenza.
«Ma anche il concetto di spazio - ha concluso Mancuso - è tutt’altro che estraneo alle specie vegetali. Basta osservare il modo in cui una pianta rampicante percepisce quel che gli sta intorno quando, nelle sue vicinanze, individua un elemento fisico raggiungibile con i suoi rami: mentre cerca di raggiungere l’obiettivo allungando le sue propaggini, si muove, vibra, agita le sue foglie, per poi “calmarsi” a missione compiuta». Se anche questa non è sensibilità…