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Le città del futuro? Saranno belle, vivibili ed ecosostenibili

Sarà necessario più di un intervento, però, per modificarne la forma e il funzionamento.

Come saranno le città del futuro? Si spera più ecologiche, con meno problemi di mobilità, comfort zone estese che rappresentino un ideale prolungamento della propria casa.

La rinascita di quel 2 per cento di territorio mondiale occupato dai conglomerati urbani dovrebbe partire proprio da qui, da ciascuno di questi punti destinati ad innalzarne il livello qualitativo generale.

«In particolare», spiega Andrea Boschetti, architetto di fama e massimo esperto di contesti urbani, «bisognerà intervenire per abbattere un dato preoccupante, cioè quello secondo cui le grandi città producono l’80 per cento della CO2 totale.

W la condivisione! Sì, ma come? La ricetta di Boschetti si concentra soprattutto sulla riduzione dell’uso privato delle autovetture, che si potrebbe ottenere potenziando i sistemi di car sharing, innanzitutto, poiché ogni auto condivisa corrisponde mediamente a qualcosa come 30/40 vetture private in meno.

l processo è già in atto e fattori come la perdita di importanza dell’automobile nella veste di status symbol ne è un esempio rilevante.

Questa linea di pensiero sta già trovando un numero sempre maggiore di applicazioni concrete e, tra le Case automobilistiche maggiormente impegnate nel voler concretizzare tale visione, c’è Volvo che, tra i padiglioni di Focus Live, ha esposto il concept della sua idea più recente di auto del futuro, la 360C, stato dell’arte nella produzione di vettura a guida autonoma destinate ad essere acquistate, ma auspicabilmente anche - e soprattutto - noleggiate e quindi condivise.

Focus, Focus Live, Milano 8-11 novembre 2018, Museo della scienza e della tecnologia
L'auto del futuro secondo Volvo: la 360C. © Focus / Silvia Morara

«Nel progettarla», spiega Tisha Johnson, vice president Interior Design del Gruppo cino-svedese, «abbiamo anche noi tenuto conto del concetto di ‘estensione’: così come la città dovrebbe rappresentare un continuum ideale della propria abitazione, crediamo che anche l’auto del futuro prossimo debba essere un prolungamento di quest’ultima, ma anche dell’ufficio, del locale destinato al divertimento, e perfino della stanza di un hotel».


L'intervista a Tisha Johnson

Flessibilità, dunque, che Boschetti immagina anche nella conformazione delle case che verranno, da progettare tenendo conto delle molteplici destinazioni d’uso che potrebbero trovarsi a offrire. «E poi le piazze», prosegue l’architetto, «che dovranno essere sempre più a misura d’uomo incastonate tra strade e marciapiedi privi di barriere architettoniche e molto intelligenti grazie anche alle infrastrutture per la connettività che», come preannuncia Piero Castoldi, docente di telecomunicazioni alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, «avrà un impulso non indifferente nell’arrivo del 5G, atteso in Italia per il 2020. Grazie ad esso, le città potranno godere di una maggiore copertura e di una velocità di trasmissione dei dati oggi inimmaginabile».


Tornando alla vettura che Volvo immagina di portare sulle strade, le quattro forme che l’interno del prototipo Volvo ha mostrato di poter assumere rappresentano il suo principale elemento di attrattiva, ma non certo l’unico.

La 360C sarà, infatti, anche ecologica, sia dal punto di vista delle emissioni che dei materiali con la quale verrà costruita. «E sarà ovviamente anche sicura», conclude la manager, «integrando le ultime frontiere tecnologiche disponibili, sia per la salvaguardia degli occupanti che per le altre vetture circolanti e i pedoni».

Che fame (di energia). Anche in questo caso, le tlc daranno il loro contributo, per esempio «attraverso un sistema avanzato di notifiche al guidatore di vetture potenzialmente collidenti o che non hanno avvertito la presenza di pedoni a rischio».

Tutto ciò, tuttavia, avrà una grande fame di energia che, qualora non venisse gestita in maniera adeguata, potrebbe con sé anche un consistente prezzo da pagare.

Per Gianluca Fulli, ricercatore del Jrc, il servizio scientifico interno della Commissione europea, la soluzione al problema passa attraverso le cosiddette smart grid, le reti intelligenti per la distribuzione dell’energia, «pulita, ovviamente. Grazie a loro, stimiamo che nel 2030 oltre il 50 per cento di tutta l’energia elettrica prodotta sarà proveniente da fonti rinnovabili, una percentuale destinata a salire di un ulteriore 25 per cento entro il 2050».

10 novembre 2018 Luciano Lombardi
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