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I fantastici poteri della mente e della memoria

Abbiamo ammirato un artista formidabile, Vanni De Luca, e le sue capacità mnemoniche fuori dal comune (che - dice lui - tutti possono sviluppare). Con tecnica, metodo e tanto allenamento.

Vanni De Luca a 18 anni aveva un sogno: diventare judoka e partecipare alle Olimpiadi. Quel sogno si infranse contro un brutto incidente alla spalla che lo costrinse a dire addio per sempre al tatami.

Mentre era in convalescenza, Vanni si imbatté in un programma alla tv dove un tale tentava di battere un record ricordando a memoria una lunghissima sequenza di parole.

Tre principi buoni sempre e dappertutto. Ne rimase letteralmente folgorato e decise di voler provare a trasferire i principi chiave dello sport che aveva praticato con tanta passione, cioè la tecnica, il metodo e l’allenamento, in una nuova disciplina, che aveva a che fare non con gli arti, ma con il cervello.
Dodici anni dopo, quella folgorazione lo ha portato sul parco del Focus Live in uno show sui prodigi che la sua mente oggi riesce a compiere.

Riproponendo un mix di sketch che hanno tutti come oggetto strabilianti dimostrazioni della sua capacità mnemonica, l'artista - o, per sua stessa definizione, l'atleta mentale - comincia con un salto indietro nel tempo di 116 anni per esibirsi nella prova che ha reso celebre Datas, the memory man: chiedere a qualcuno del pubblico di indicare la propria data di nascita, per risalire in pochi istanti al giorno della settimana corrispondente.
Tre tentativi tra il pubblico, tutti azzeccati. Fortuna? Trucco nascosto?

De Luca minimizza la sua abilità: «Chiunque può farcela, basta sapere come ed esercitarsi. Tanto». Fino a otto ore al giorno di allenamento, più di quando era un atleta.

La memoria è cieca. Anche il secondo capitolo dell'esibizione proviene dritto dalla storia, e precisamente dall’ars mnemonica di George Koltanowski, uno scacchista belga naturalizzato statunitense nato ai primi del Novecento e noto soprattutto per la sua abilità nel gioco alla cieca e per la sua bravura nel risolvere un antico enigma scacchistico-matematico, il "salto del cavallo", che consiste nel toccare tutte le case della scacchiera con mosse a L, partendo da una casella qualsiasi, senza passare mai due volte per una stessa. Tutto questo indossando una benda nera sugli occhi che impedisce di guardare la scacchiera.

L'escalation prosegue con un altro numero di alta scuola: onorare la promessa fatta al direttore di Focus Jacopo Loredan (che nel frattempo lo ha raggiunto sul palco), di memorizzare l'intero numero del magazine in edicola.

Anche in questo caso, la prova "sul campo" viene fatta dal pubblico e il verdetto è schiacciante: il ragazzo dimostra di aver memorizzato tutto il giornale, dalla prima all'ultima riga.

Dulcis in fundo. È infine il momento dell'ambiziosa prova "multipla", con il pubblico che va letteralmente in visibilio quando il mentalista si cimenta con il cubo di Rubik mentre recita un brano della Divina Commedia e risolve un rompicapo numerico alla lavagna, elencando una serie di numeri che sommati in tutte le direzioni danno come risultato una cifra scelta in modo casuale da una persona del pubblico.

E fin qui la parte ludica, terminata la quale, si passa a un momento di scienza, durante il quale l'equipe della neuropsicologa Michela Balconi darà il riscontro dell'attività neuronale, soprattutto quella che regola le funzioni superiori della memoria - registrata con un apposito set di sensori applicato al cranio di De Luca per tutto il tempo della sua esibizione.

Com'era altamente prevedibile, le mappe grafiche che raffigurano le differenze di impiego rivelano un'iperattività generale dei neuroni. Che raggiunge un primo picco importante durante la prova del salto del cavallo, soprattutto nella parte destra del cervello, principalmente deputata al controllo dello spazio.

Il "paziente" conferma che in effetti... «la mia tecnica consiste nel ricreare mentalmente la scacchiera e associare ogni casella a un personaggio famoso».

Nella prova mnemonica relativa alla rivista, l'attività mostra uno spostamento sul lato opposto, e ciò è spiegato con il fatto che l'esercizio ha a che fare con le parole, di competenza di quell'emisfero.

E poi c'è il gran finale, la più elaborata e impegnativa (quella di multitasking), durante la quale le mappe rivelano una forte concentrazione di indicatore rosso, segno che l'attività celebrale ha raggiunto il suo picco più elevato.

11 novembre 2018 Luciano Lombardi
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