L'espresso che state bevendo fa bene o fa male? E nella tazzina, meglio aggiungere zucchero bianco o di canna? Provate a contare quante volte in un giorno ci attraversano la mente piccoli grandi dilemmi alimentari come questi. Per orientarsi tra scelte che caratterizzano la spesa - e i pasti - della parte fortunata del mondo, confusi come siamo dalle tante notizie che circolano in fatto di cibo, servirebbe una guida. E chi meglio di Dario Bressanini, docente universitario, saggista e divulgatore scientifico, il "chimico di quartiere" più seguito d'Italia - anche sui social - può sfatare con la scienza le fake news sul cibo? Il suo saggio Fa bene o fa male?, in uscita per Mondadori nella collana Sentieri, rivela i meccanismi che ci fanno cadere nelle mode alimentari. E soprattutto insegna a non finirne succubi.
Dario Bressanini presenterà il suo libro il 24 maggio alle ore 18.30 al Teatro Carcano di Milano (in corso di Porta Romana, 63). Per i lettori di Focus sono a disposizione 100 posti nelle prime file. I biglietti, gratuiti, possono essere prenotati qui.
E tutti gli altri che vivono lontano da Milano quel giorno non possono venire? Bhe, a parte il libro, molto bello, qui sotto potete leggere una sintesi dell'intervista a Bressanini che uscirà su Focus il 21 maggio.
Fa bene o fa male? potrebbe sembrare un libro che spiega ai lettori come e cosa mangiare per stare meglio. Ma in realtà non lo è: non direttamente almeno. Come lo definirebbe invece?
«Un manuale di autodifesa alimentare. "Fa bene o fa male?" è la domanda che tutti noi ci facciamo e che ricevo migliaia di volte sui social, ma se avessi scelto di trattare tutto quello che sappiamo su, che so, il latte, l'olio di palma, le uova, il caffè… sarebbero comunque rimasti fuori migliaia di cibi. Ho piuttosto cercato di fornire un metodo con il quale ognuno di noi, con un po' di pazienza e in autonomia, può andare a verificare quanto c'è di vero nelle tante notizie spesso contrastanti in tema di alimentazione».
Quali sono i capisaldi da tenere presenti quando leggiamo di alimentazione?
«Uno dei più importanti è che non bisogna prendere per verità immodificabile una singola ricerca scientifica, ovvero un singolo articolo pubblicato dai ricercatori, perché la ricerca è scoperta ma anche messa in discussione continua di quel che si è scoperto.
Avete presente quando si dice che "uno studio dell'Università di Oxford dice che…" ecco, un singolo articolo va sempre messo nel giusto contesto. Se sentiamo una notizia che parla di "un" articolo, anche se è l'ultimo uscito, non bisogna pensare che siccome è l'ultimo allora annulla tutto quello che sapevamo in precedenza. Scoprire se davvero un alimento possa avere un'influenza sulla nostra salute è estremamente complicato e dobbiamo essere scettici più o meno su tutto: serve a difenderci dalle mode alimentari».
Perché in tema di alimentazione circolano tante leggende metropolitane?
«Perché medici, nutrizionisti e altri professionisti della salute affermano su ogni argomento una cosa e il suo esatto contrario. A volte non sono abbastanza aggiornati, altre vengono intervistati in un campo che non è il loro: non importa se non hanno le competenze, agli occhi di un ascoltatore sono pur sempre dei camici bianchi, dunque delle autorità. Ora, nel rapporto personale tra medico e paziente il principio di autorità è necessario; se vado da un medico perché ho un problema devo potermi fidare di lui. Ma un conto è la relazione medico-paziente in un caso clinico specifico, un conto è un medico che va in tv a parlare di cose che non conosce. Pensiamo alla vicenda Covid: non sapevamo niente, perché era una malattia causata da un virus nuovo, eppure c'erano personaggi che ostentavano nelle interviste una sicurezza che in letteratura scientifica non c'era. C'è questa ritrosia a dire: "non lo so", "non siamo molto sicuri che", anche perché le persone, quando si rivolgono a un medico, pretendono certezze. Tutti noi siamo profondamente insoddisfatti quando ci parlano di probabilità, ma nella ricerca scientifica o porti le prove o anche se hai vinto il premio Nobel quello che dici non vale niente».
Le parole quindi sono importanti. Lo abbiamo visto con le polemiche sulla "carne sintetica" che sarebbe meglio chiamare carne "coltivata"...
«La cosa più importante è capire e utilizzare le parole nel loro significato corretto. In particolare nel libro spingo tantissimo su due termini usati spesso a sproposito, associazione e correlazione. Dobbiamo toglierci dalla testa che stiano a indicare un qualche legame di causa-effetto. Nel libro parlo del buffo caso del cioccolato, che a seconda di come vengono interpretati i termini "associazione" o "correlazione" negli studi che lo riguardano da un lato fa diventare intelligenti, dall'altro fa addirittura.
.. dimagrire! Penso che un po' di statistica di base e di linguaggi collegati dovrebbero essere insegnati nelle scuole e far parte del patrimonio comune del cittadino moderno, perché queste nozioni influiscono direttamente sulla nostra visione del mondo e su come veniamo un po' manipolati».
L'intervista completa la trovi su Focus in edicola dal 21 maggio 2023.
Dario Bressanini è ricercatore universitario e docente di Chimica all'Università dell'Insubria a Como.
È uno dei divulgatori scientifici più amati e stimati, e cura per la rivista Le Scienze la rubrica "Pentole e provette". Inoltre è autore del blog "Scienza in cucina". Tra le sue numerose pubblicazioni Pane e bugie (2010), Contro natura (2015) e, per Gribaudo, La scienza della pasticceria (2014), La scienza della carne (2016), La scienza delle verdure (2019) e La scienza delle pulizie (2022).
Il libro Fa bene o fa male?
Una bussola per sapersi muovere nella giungla delle informazioni (contraddittorie e a volte inattendibili) che riguardano l'alimentazione. Con un linguaggio semplice, l'autore ci fornisce una serie di strumenti per evitare di cadere nelle trappole della pubblicità. Lo fa prendendo in esame alcuni falsi miti, come la clorofilla che farebbe bene alla pelle, il cioccolato che "aiuta a dimagrire", ma anche a ottenere un premio Nobel, o il sale rosa dell'Himalaya che in realtà è prodotto in Pakistan. Avvalendosi di studi scientifici, Fa bene o fa male? ci insegna a distinguere le informazioni di cui abbiamo davvero bisogno da ciò che il marketing vuole darci a intendere.