Il secondo webinar che Focus dedica ai temi dell'Agenda 2030 ha avuto come tema la salute globale e le sfide poste da Covid-19.
Poco preciso nella formulazione generale, l'obiettivo dell'Onu è meglio specificato nei suoi target specifici, fra cui spiccano: l'impegno a ridurre la mortalità infantile ad almeno 25 decessi ogni 1.000 nati, quello di porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi e malaria, il proposito di garantire l'accesso universale all'assistenza sanitaria, a ridurre gli effetti sulla salute dell'inquinamento e a combattere più efficacemente il fumo di tabacco. All'elenco, stilato prima della pandemia, potremmo oggi aggiungere la lotta alla Covid-19, anche tramite un migliore accesso ai vaccini: in Italia lamentiamo giustamente la carenza di dosi, ma tanti Paesi del Sud del mondo non hanno ancora ricevuto neppure una fiala.
Le diseguaglianze. I dati da cui partire per scattare la fotografia della salute del mondo sono però quelli prodotti, prima della pandemia, dal Global Burden of Diseases (GBD), il grande studio internazionale pubblicato nell'autunno del 2020 dalla rivista medica Lancet. Secondo tale studio, dal 1990 al 2019 l'aspettativa di vita nel mondo è passata da 65,4 a 73,5 anni, e anche gli anni trascorsi in buona salute sono aumentati, in parallelo con il miglioramento generale delle condizioni socioeconomiche. E tuttavia, a offuscare il quadro sono le diseguaglianze: basti pensare che sebbene i decessi dei bambini al di sotto di 5 anni siano dimezzati negli ultimi vent'anni, nell'Africa a sud del Sahara muoiono ancora 74 bambini ogni 1.000 nati, contro i 4,9 registrati nei Paesi ad alto reddito.
In Africa, a uccidere i bambini sono malattie ampiamente prevenibili e curabili, come la diarrea, oppure la malaria. Riguardo a quest'ultima, dopo i progressi registrati fra il 2000 e il 2015, il calo negli investimenti ha fatto sì che i numeri si siano stabilizzati attorno ai 230 milioni di casi e 410.000 morti all'anno.
Le malattie di domani. A minacciare la salute globale sono un po' in tutti i Paesi sono invece le malattie croniche, spesso legate all'invecchiamento della popolazione, che richiedono terapie costose e protratte nel tempo. I numeri del GBD fotografano i problemi che dovremo affrontare dopo Covid-19: negli ultimi 30 anni, il peso sulla popolazione e sui sistemi sanitari determinato dall'infarto è cresciuto del 50%, quello delle malattie renali del +93% e quello diabete del 148%. L'ictus pesa per un +32% e le patologie muscoloscheletriche registrano un +129%.
I sistemi sanitari sono poco preparati ad affrontare incrementi di tale entità, e questo è il motivo per cui, secondo gli esperti, è necessario rafforzare i piani di prevenzione.
Molte delle malattie citate, infatti, dipendono da stili di vita scorretti, legati a diete sbilanciate, al fumo di tabacco, all'inquinamento, alla sedentarietà.
Covid-19. Diffondendosi in un contesto già segnato dalle malattie croniche non trasmissibili, la pandemia ha reso palesi le fragilità dei sistemi sanitari. Covid-19, infatti, colpisce più gravemente proprio chi ha già patologie preesistenti. A sottolinearlo è stato lo stesso Richard Horton, direttore di Lancet: «Le malattie croniche non trasmissibili hanno svolto un ruolo fondamentale nel generare i milioni di decessi da Covid-19 e continueranno a plasmare la salute in ogni Paese dopo che la pandemia si sarà placata».
Al webinar "La salute globale prima e dopo Covid-19", organizzato e moderato dalla giornalista di Focus Margherita Fronte, hanno partecipato:
Fabio Ciceri, Direttore Scientifico dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e Presidente di AISPO – Associazione Italiana per la Solidarietà tra i Popoli
Donatella Taramelli, Direttore Centro Interuniversitario di Ricerca sulla Malaria/ Italian Malaria Network Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari (DiSFeB) Università di Milano
Elena Meli, giornalista specializzata in medicina e collaboratrice di Focus