Il santuario dominava il suo territorio e le vie di collegamento che lo attraversavano. Ed era il centro metallurgico più importante della Sardegna di 12 secoli prima di Cristo. Di quell'abitato antico sono sopravvissuti i resti di due templi, una grande officina per la lavorazione dei metalli e altre costruzioni del villaggio, tutto creato con grandi pietre sovrapposte e incastrate a secco, senza malte: i loro muri sono stati portati alla luce in una piana alle falde del Gennargentu.
Civiltà nuragica. È il sito archeologico di S'Arcu 'e is Forros, nel territorio di Villagrande Strisaili (Nuoro), alle porte dell'Ogliastra. Un sito prezioso per ricostruire (e conoscere) la storia della civiltà nuragica, che fiorì in Sardegna nell'Età del Bronzo e nell'Età del Ferro, tra il 1750 e l'800-750 a.C.
Il sito, che oggi si visita accompagnati dalla colonna sonora dello scampanellio delle greggi e dai profumi incredibilmente intensi delle piante, è successivo alla costruzione delle migliaia di nuraghi che punteggiano la Sardegna. "Era un santuario, un importante centro per il culto e per la vita sociale ed economica della comunità del territorio circostante, che era intensamente popolato", ci spiega Alessandra Garau, coordinatrice della Archeonova di Villagrande Strisaili, che organizza visite al sito archeologico.
Seduti come 3.000 anni fa. "C'è un tempio principale, con una struttura a megaron rettangolare e all'interno più ambienti in successione. Come nei nuraghi, i muri non avevano finestre e il tempio doveva essere illuminato con lampade. Nella cella più profonda si trovano le pietre - le basi votive - dove venivano inseriti i bronzetti che erano portati in offerta. Davanti al tempio c'è invece il recinto sacro con i sedili dove i fedeli si sedevano, pregando e attendendo. Non sappiamo quali fossero le divinità qui venerate, dato che non ci sono arrivate testimonianze scritte, ma sappiamo che si praticavano riti legati all'acqua". Ancora oggi, chi visita il tempio può sedere sui sedili di pietra di oltre 3.000 anni fa, per poi entrare fino all'ultima cella.
"Un secondo tempio", prosegue Alessandra Garau, "ha un focolare rituale ottenuto con blocchi di pietra squadrati, di due colori, che riproduce la torre di un nuraghe: anche se questi edifici non erano più costruiti all'epoca del tempio, restavano un simbolo e un segno di appartenenza per questa civiltà". C'è poi una struttura legata alla lavorazione dei metalli. "Pensiamo si trattasse di un'officina dove venivano estratti i minerali dalla roccia: la lavorazione dei metalli era un'attività importante, in questa civiltà dell'età del bronzo.
Sappiamo che qui si producevano diversi oggetti, dai bronzetti votivi agli utensili per la vita quotidiana. Abbiamo trovato soprattutto oggetti di bronzo, ma anche di rame e alcuni di ferro, e anche oggetti provenienti degli intensi scambi con le altre popolazioni del Mediterraneo", conclude Alessandra Garau.
Turismo responsabile. La visita al santuario nuragico di S'Arcu 'e is Forros è uno degli appuntamenti della tappa in Ogliastra di IT.A.CÀ, il Festival del Turismo Responsabile: si svolge tra i comuni di Lanusei, Arzana e Villagrande Strisalili. L'evento al santuario di S'Arcu 'e is Forros è previsto per sabato 21 settembre alle 17:00. Ci sarà una visita guidata, a cura della società Archeonova di Villagrande Strisaili (www.archeonova.it). L'incontro sarà centrato sul tema del cibo, approfondendo il contributo che le ricerche sui resti di cibo ritrovati danno alla ricostruzione dell'ambiente e delle civiltà antiche, in particolare quella nuragica. Ci saranno poi una degustazione con piatti della tradizione di Villagrande, in accordo con il tema di questa edizione di IT.A.CÀ cioè "Radici in movimento", e un concerto del gruppo Iskraria. Per prenotarsi; Archeonova, tel. 378.3027077.
Alcuni lettori di Focus avranno la possibilità di vivere alcune esperienze gratuite (posti limitati): https://www.focus.it/cultura/