Vladimir Nabokov (1899-1997), lo scrittore russo noto soprattutto per il suo romanzo Lolita (1955), amava alla follia le farfalle: le studiava e aveva l'ambizione di scrivere un libro sul loro mimetismo. Non vi riuscì, ma le sue osservazioni su questi magnifici insetti infarciscono le sue memorie, raccolte nell'autobiografia Parla, ricordo (Adelphi): "Ho cacciato farfalle in vari climi e abbigliamenti, da ragazzino in calzoni alla zuava e berretto da marinaio; da espatriato allampanato e cosmopolita con sacche di flanella e berretto; da vecchio grassone in pantaloncini e a testa nuda", scrisse nel memoir.
Farfalle, che passione. Nabokov aveva iniziato a studiare le farfalle fin da piccolo, spinto dalle riproduzioni contenute nel volume Metamorphosis Insectorum Surinamensium ("La metamorfosi degli insetti del Suriname"), opera della pittrice e naturalista tedesca Maria Sibylla Merian (1647-1717). Il trattato mostrava il grande talento artistico di questa pioniera dell'entomologia: era infatti una raccolta di minuziose illustrazioni arricchite da osservazioni scientifiche accurate e originali. Pubblicato ad Amsterdam all'inizio del Settecento, aprì la strada a una nuova scienza: la lepidotterologia.
Nabokov era nato a San Pietroburgo alla fine dell'Ottocento in una famiglia aristocratica, ma la Rivoluzione d'Ottobre ne fece un esule: la diaspora portò la sua famiglia prima in Crimea, poi in Gran Bretagna e a Berlino, dove il padre fu assassinato, quindi a Parigi. Il giovane Vladimir, poliglotta fin da bambino, studiò letteratura slava e coltivò la passione per la scrittura, facendosi notare in Francia per i primi lavori in russo. Fu sua madre a farlo appassionare al mondo dei lepidotteri quando, per distrarlo e aiutarlo a riprendersi da una polmonite, gli aveva regalato il libro che gli avrebbe condizionato la vita: Farfalle e falene dell'Impero russo.
Lolita, il libro scandalo. E così, quando negli anni Quaranta Nabokov approdò negli Stati Uniti, trovò impiego presso istituti di ricerca entomologica di New York e all'università di Harvard gli affidarono l'incarico di organizzare la collezione di farfalle del Museo di Zoologia Comparata. Nel 1955 si affermò come un genio della letteratura: il suo capolavoro, Lolita (1955), scritto in inglese, era stato salvato casualmente dal cassonetto dalla moglie Vera, che divenne la sua agente. E il libro che raccontava l'amore del maturo professor Humbert per la figliastra pre-adolescente, fu portato sul grande schermo da Stanley Kubrick nell'omonimo film scandalo, del 1962, sceneggiato dallo sesso Nabokov.
Nabokov coltivava di pari passo la sua ossessione per le farfalle: con lo stesso zelo scientifico di Maria Sibylla Merian, raccolse migliaia di esemplari in giro per il mondo, e riuscì a ideare un nuovo sistema di classificazione.
Restano i suoi scritti molto tecnici corredati di numerosi schizzi. Inoltre, un altro suo importante romanzo, Ada (1969), porta proprio il nome di una farfalla della famiglia delle Pieridae.
a caccia di farfalle. Nel 1961 si trasferì in Svizzera con l'ambizione di continuare a scrivere e soprattutto di andare a caccia di farfalle. Invecchiato, appesantito, se ne andava in giro in calzoncini e retino: in una di queste spedizioni sulle Alpi cadde rovinosamente e si procurò una ferita al piede che degenerò in un'infezione fatale. Vladimir Nabokov morì a Montreaux il 2 luglio 1977, a 78 anni.