Morì a 90 anni, lasciando una moltitudine di moglie e figli, templi e conquiste, conscio di avere fatto più grande l'Egitto. Ma senza sapere che sarebbe anche divenuto un personaggio negativo della narrazione biblica. Parliamo di Ramses II, identificato dal vescovo greco Eusebio di Cesarea (265-340 d.C.) con il faraone che non voleva lasciare libero il popolo ebraico nel Libro dell'Esodo, punito dalle ben note "piaghe".
Se per gli storici moderni, quest'ultimo ruolo non può essere confermato, è invece certo che il faraone Ramses II fu il più potente sovrano dell'antico Egitto e visse dal 1303 al 1213 a.C. La sua mummia fu scoperta nel 1881 ed è conservata nel Museo Nazionale della Civiltà Egizia del Cairo. Un personaggio del genere valeva bene un ritratto in 3D, la ricostruzione del suo volto a cura dei ricercatori del Face Lab della John Moores University di Liverpool, descritta anche nel video qui sopra.
Fino AI MINIMI PARTICOLARI. Il team guidato da Caroline Wilkinson, in collaborazione con l'Università del Cairo e in particolare con Sahar Saleem, esperto di mummie e docente di radiologia, ha ricostruito con tecniche all'avanguardia l'aspetto del faraone sia quando aveva 45 anni che in vecchiaia. Sono stati utilizzati la tomografia computerizzata (TC) ma anche immagini pittoriche e scultoree insieme a dati storici del faraone. In pratica, la mummia è stata "sbendata" con il software della TC, togliendo tutto ciò che era stato aggiunto durante l'imbalsamazione.
Ci sono voluti poi tre mesi di lavoro per rivestire il cranio di Ramses II, ridotto pelle e ossa, con "tessiture CGI" (computer-generated imagery, "immagini generate al computer"), che hanno riprodotto graficamente in 3D la consistenza e i minimi particolari del suo materiale organico originale. I lineamenti del faraone sono stati ricostruiti nei dettagli, prima eseguendo il rendering della superficie cranica, poi sovrapponendo la struttura muscolare, lo strato di grasso e infine le caratteristiche della pelle. Grazie ai testi egizi si è risaliti invece al colore degli occhi, dei capelli e persino ai nei di Ramses II.
Da mummia a persona. «Ci siamo prima concentrati sulle caratteristiche più visibili», spiega Caroline Wilkinson. «Ad esempio, in Ramses II c'è un osso nasale molto largo. Si trova tra gli occhi, molto in alto, pronunciato». Per risalire ai muscoli facciali del faraone la squadra di Face Lab ha anche utilizzato software dedicati alle ricostruzioni forensi (di persone scomparse, corpi trovati irriconoscibili o criminali).
«Più consistente era in vita un muscolo facciale, più i suoi attaccamenti hanno lasciato segni visibili sulla superficie del cranio», continua Wilkinson. «Dai resti scheletrici, maschere mortuarie e antichi ritratti, noi ci prefiggiamo di autenticare i volti di personaggi storici chiave. Rappresentarli offre l'opportunità di connettersi con loro come individui piuttosto che come concetti o nomi scritti nei libri».
Faccia a faccia. Man mano che i metodi scientifici e le tecniche di visualizzazione si sviluppano, queste ricostruzioni in 3D forniscono nuove conoscenze non solo sui personaggi, ma anche sulle popolazioni antiche. «È attraverso le rappresentazioni visive dei volti che siamo in grado di riportare alla luce uomini e donne del passato nella loro realtà, superando anche pregiudizi cognitivi», conclude Wilkinson.