Storia

Unesco: che cos'è, a che serve (e che c'entra Lino Banfi)

L'organizzazione di cui tanto si sente parlare in queste ore fu creata subito dopo la Seconda guerra mondiale. Ecco come nacque e con quali obiettivi.

La Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco, dove - secondo quanto annunciato dal vicepresidente del Consiglio dei ministri Luigi Di Maio - il governo italiano sarà rappresentato dall'attore Lino Banfi (con funzioni non ancora precisate), fu istituita nel 1950 con lo scopo di “favorire la promozione, il collegamento, l'informazione, la consultazione e l’ esecuzione dei programmi Unesco in Italia”. Ma che cos'è l'Unesco?

A che serve? Partiamo dal nome: Unesco è l'acronimo di United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization che sta per Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura. La sua missione è costruire la pace attraverso la cooperazione internazionale nel campo dell'istruzione, delle scienze e della cultura.

La Costituzione dell'Unesco, firmata il 16 novembre 1945, entrò in vigore il 4 novembre 1946 dopo la ratifica di venti Paesi: Australia, Brasile, Brasile, Canada, Cina, Cina, Cecoslovacchia, Danimarca, Repubblica Dominicana, Egitto, Francia, Grecia, India, Libano, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Arabia Saudita, Sudafrica, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti. Le divisioni politiche della seconda guerra mondiale hanno segnato la composizione degli Stati membri fondatori. L'Italia fu ammessa soltano nel 1947 (ma la decisione fu ratificata l'anno seguente), mentre il Giappone e la Repubblica federale di Germania divennero membri solo nel 1951. Al momento i Paesi membri sono 195.

Per una pace duratura. L'Unesco nacque da una consapevolezza: quella che gli accordi politici ed economici siglati tra i governi all'indomani della fine della Seconda guerra mondiale non fossero sufficienti a garantire una pace duratura e “sincera” tra i popoli. E che la pace stessa dovesse essere fondata su dialogo e comprensione reciproca, costruita sulla solidarietà intellettuale e morale dell'umanità. In questo spirito, si legge nella dichiarazione della “visione fondatrice”, l'Unesco sviluppa strumenti educativi per aiutare le persone a vivere come cittadini globali liberi dall'odio e dall'intolleranza e lavora affinché ogni bambino e cittadino abbia accesso a un'istruzione di qualità.

In particolare, una delle attività per cui l'Unesco è “famosa” è quella di proteggere alcuni beni del Pianeta inserendoli nella lista dei “siti patrimonio mondiale”: si tratta di siti che rappresentano particolarità di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale e che rispondono a precisi criteri fissati dal Comitato per il patrimonio dell'umanità. Secondo l'ultimo aggiornamento la lista è composta da un totale di 1.092 siti (845 beni culturali, 209 naturali e 38 misti) distribuiti in 167 stati del mondo. Il Paese col maggior numero di siti nella lista (54) è l'Italia, seguita da Cina (53), e Spagna (47 siti): il primo dei beni italiani a entrare nella lista fu il complesso di incisioni ruperstri della Val Camonica (nel 1979), il più recente è "Ivrea, città industriale del XX secolo (inserita nel 2018).

Più recente (primi anni Duemila) è l'istutizione di una lista di patrimoni "orali e immateriali", definiti come "le prassi, come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale" e si trasmettono di generazione in generazione. In questi patrimoni possono rientrare dunque tradizioni ed espressioni orali, consuetudini sociali, eventi rituali e festivi cognizioni, attività tradizionali di artigianato ecc. Il più recente patrimonio italiano inserito nella lista è "l'arte del pizzaiolo napoletano".

23 gennaio 2019 Roberto Graziosi
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