Gli scheletri di due uomini di tarda epoca romana o del primo periodo Sassone (V secolo d. C.), con le gambe amputate all'altezza del ginocchio, sono stati rinvenuti durante i lavori per l'ampliamento di una rete autostradale nel Regno Unito, da Cambridge a Huntingdon. Secondo il Guardian, che ha riportato la notizia in esclusiva il 18 giugno, i due sventurati sono stati trovati sepolti sul dorso e con il cranio fracassato, disposti ad angolo retto uno rispetto all'altro, con gli arti amputati accanto alle braccia.
Morte misteriosa. Non è chiaro chi li abbia ridotti in questo stato, né se l'amputazione sia stata effettuata prima o dopo la morte. Quel che si può ipotizzare, è il perché: si trattava forse di un "messaggio" destinato a qualcun altro? «Avevano provato a scappare, e questa fu una punizione, un modo per avvisare tutti gli altri di non pensarci nemmeno?», si chiede Kasia Gdaniec, archeologa impegnata sul campo. Quel che è certo è che i due non dovevano risultare graditi: il loro ultimo giaciglio è uno strato di terra che veniva usato come discarica.
A una cinquantina di metri dai due corpi ne è stato trovato un terzo... a metà: il tronco di un uomo senza arti e senza bacino è venuto alla luce in quello che sembrerebbe un antico pozzo rivestito di legno. Tutti indizi che raccontano uno scenario sinistro, di schiavitù e non certo di convivenza pacifica. «Si parla spesso di archeologia di conquista, e non l'ho mai sentito così vero come in questo caso», dice Gdaniec. «All'arrivo dei Romani, chi viveva qui fu completamente soggiogato, e nulla fu come prima».
Fabbrica di cibo (per gli altri). Le analisi al radiocarbonio dei denti e delle ossa di uno degli scheletri, meglio conservato, dovranno chiarire se si tratti di individui vissuti in epoca di conquista romana. Al loro arrivo in questo sito, sulla strada per il Vallo di Adriano, i Romani costruirono un fossato profondo due metri attorno al villaggio, che destinarono poi all'agricoltura intensiva, usandolo come granaio e riserva di cibo per gli uomini che vi transitavano: all'interno, lasciarono schiavi che potessero produrre provviste per chi li aveva conquistati.
Non solo. Nel sito sono state ritrovate fornaci per ceramica di varie misure, alcune anche molto sofisticate e adatte alla produzione di vasellame su scala industriale. «Abbiamo parte dei vasi che producevano», spiega Jonathan House, archeologo della Mola Headland Infrastructure, che ha condotto i lavori. «Sarà interessate vedere se corrispondano ai manufatti trovati in altri siti di epoca romana.
Non mi sorprenderei se si scoprisse che alcuni dei vasi prodotti in questo campo finissero al Vallo di Adriano».