Già 3.300 anni fa, i nostri antenati solcavano i mari affidandosi alla navigazione celeste, tanto lontani dalla costa da non avere linee di terra in vista. Lo prova il ritrovamento del più antico relitto mai individuato in acque profonde: una nave della tarda Età del Bronzo, contenente centinaia di giare ancora intatte, inabissatasi tra i 3.400 e i3.300 anni fa sul fondale a 1.800 metri dalla superficie, a 90 km circa dalla costa settentrionale di Israele.
Incontro casuale. La scoperta è stata annunciata giovedì 20 giugno dall''Autorità israeliana per le antichità (Israel Antiquities Authority, IAA), ma il relitto è stato individuato nell'estate 2023 durante un'indagine di routine dei fondali marini da parte dell'Energean, una compagnia che si occupa di estrazioni di gas naturale e che opera nelle piattaforme al largo della costa israeliana. Durante i rilievi, i tecnici della compagnia estrattiva hanno avvistato quello che sembrava un mucchio di anfore sul fondale e hanno avvertito l'IAA, che ha subito avuto il sentore di una scoperta archeologica sensazionale.
Carico prezioso. Ulteriori indagini con un robot sottomarino hanno rivelato che le anfore erano dello stesso tipo di quelle utilizzate dai Cananei, popolazioni che all'epoca vivevano nella regione storica del Levante, sulle rive orientali del Mar Mediterraneo. La nave, lunga 12-14 metri, messa fuori uso da una tempesta o da un attacco di pirati, ne trasportava a centinaia, e quelle visibili nel fondale sabbioso sono solo lo strato superiore: un secondo strato di vasi è sepolto dai sedimenti assieme alle travi del natante.
Il team dell'Energean ha estratto dall'acqua soltanto due giare, per ridurre al minimo gli spostamenti sul relitto e non danneggiare i reperti: dentro ci sono solo detriti, ma analisi più approfondite potrebbero rivelarne l'antico contenuto.
Anche lontano dalla costa. Secondo gli archeologi quel tipo di nave doveva essere il mezzo più economico per trasportare olio, vino e frutta e la sua presenza in quel luogo è la prova di scambi commerciali esistenti tra i popoli del Vicino oriente e quelli delle coste mediterranee. «Finora nel Mediterraneo sono state ritrovate soltanto due altre navi cargo della tarda Età del Bronzo», spiega Jacob Sharvit, a capo dell'unità marina dell'IAA.
«Parlo del relitto di Capo Gelidonya e di quello Uluburun, entrambi ritrovati lungo la costa turca. Tutti e due sono stati individuati relativamente vicino alla riva, accessibili tramite una normale attrezzatura subacquea. Perciò, finora si dava per assodato che il commercio all'epoca avvenisse navigando in sicurezza da un porto all'altro, abbracciando la costa con lo sguardo.
La scoperta di questa nave ora, cambia la nostra intera comprensione delle abilità degli antichi marinai: è la prima in assoluto a essere trovata
una distanza così grande, senza alcuna linea di vista verso alcuna massa continentale».
Quali riferimenti? L'ipotesi che sta ora prendendo forma è che all'epoca, prima dell'invenzione di bussole, astrolabi e sestanti, i commercianti marittimi si affidassero alla navigazione celeste, usando come riferimenti il Sole, la Luna e la posizione delle stelle.