DOMANDA 1: il primo film di fantascienza
È una produzione francese di una decina di minuti, senza sonoro, del 1902, ed è un vero film, con tanto di effetti speciali - tutti quelli possibili all'epoca: è Viaggio nella Luna, di Georges Méliès. Come arrivano sulla Luna i nostri eroi?
# Dentro a una padella che ruota come un disco volante
# Attaccati a una corda, anticipando Le fontane del Paradiso di A.C. Clarke
# Sparati da un cannone, come in Dalla Terra alla Luna di J. Verne
La Società degli Astronomi francese mette ai voti un'impresa epica, la più fantastica che si possa immaginare: un viaggio fino alla Luna, andata e ritorno. Detto fatto, un manipolo di scienziati si fa chiudere in un proiettile, che viene sparato da un cannone fino a destinazione. Il viaggio è rapidissimo (e l'arrivo è un'immagine che probabilmente avete visto molte volte), avventure e battaglie non mancano e, infine, la geniale ripartenza... Perché non vi togliete ogni curiosità guardando il film? L'abbiamo messo online a questo indirizzo.
Dalla Terra alla Luna è un romanzo del 1865: ha ispirato Méliès, così come gli abitanti della Luna ricordano quelli dei Primi uomini sulla Luna (1901), di H.G. Wells. Una curiosità: il titolo originale completo del romanzo di Verne è Dalla Terra alla Luna in 97 ore e 20 minuti. Ossia quasi esattamente la durata del viaggio di andata dell'Apollo 11, la storica missione che ha portato Neil Armstrong e Buzz Aldrin sul nostro satellite il 20 luglio 1969.
Nelle Fontane del Paradiso, romanzo del 1979, Clarke riprende un'idea vecchia di un secolo, quella dell'ascensore spaziale ancorato a un cavo lungo 35.000 km, la cui estremità è in orbita geosincrona. L'idea non è del tutto bislacca, tant'è che negli anni '60 sono stati fatti seri studi sul calcolo del carico di rottura del materiale per il cavo, trovando però che nessun materiale noto sarebbe adeguato all'impresa.
Ma è cervello positronico, no? Come ignorare che basta un pizzico di antimateria - il positrone, appunto - nel cervello per fare faville? Asimov lo intuì nel 1939, anno di pubblicazione dei primi racconti sui robot positronici, ossia pochi mesi dopo l'effettiva osservazione sperimentale dei positroni la cui esistenza era stata ipotizzata dal fisico e matematico inglese Paul Dirac nel 1928. Lo stesso Dirac che, oltre ai meriti scientifici nella formulazione della teoria dei quanti (premio Nobel nel 1933 insieme a Schrödinger), ispirò il nome della "propulsione Dirac", così diffusa per viaggiare nell'Universo della letteratura di fantascienza. Il positrone, però, è antimateria... Peccato che il biochimico Asimov, in tutta la sua produzione letteraria, non abbia mai speso una parola per dirci come mettere d'accordo materia e antimateria nella stessa scatola di latta: una volta tanto la scienza avrebbe potuto ispirarsi alla fantascienza!
Quanto alle altre risposte, non ci risulta che la Galassia abbia mai prodotto un cervello neutrinico, mentre il cervello elettronico... be', è quello che effettivamente c'è dentro computer, macchine, androidi e robot (quelli di oggi). È capace delle stesse prestazioni "intelligenti"? Dipende dai punti di vista: leggi Robot e intelligenza artificiale, su Focus.it.
Questa è una storia complicata (e una domanda cattiva).
La risposta è Adolf Hitler. Un po' il "nostro" Adolf, un po' quello di una Terra alternativa, in un universo e in un tempo paralleli al nostro. Quello che fa cattivella la domanda è che l'autore di The Iron Dream (1972), il romanzo che racconta questa storia, è l'americano Norman Spinrad, che nel libro racconta in una seconda storia - attribuita appunto all'Adolf alternativo - le vicende dell'ariano Feric Jagger in lotta contro i mutanti, in difesa della purezza della razza umana... Scatole cinesi, insomma. Sullo stesso tema dei mondi paralleli e delle storie alternative sul nazismo, dieci anni prima Philip K. Dick (Blade Runner, Minority Report) aveva pubblicato La svastica sul sole: la Seconda guerra mondiale è stata vinta dall'Asse e gli Stati Uniti, spartiti in tre Stati, sono occupati da Giappone e Germania. In uno scenario di oppressione, tra resistenza, spionaggio e complotti, lo scrittore Hawthorne Abendsen riesce a pubblicare La cavalletta non si alzerà più, rivelazione fantapolica di un mondo dove gli Alleati hanno sconfitto tedeschi e giapponesi...
Tutta fantasia? Nel 1957 il fisico Hugh Everett III presentò alla comunità scientifica la sua teoria della interpretazione a molti mondi (MWI, Many Worlds Interpretation), che darebbe una risposta ad alcune ambiguità della meccanica quantistica.
La risposta corretta è la costante di Plank, che esprime il valore fisso (e non frazionabile) in cui l'energia di una radiazione è divisa. Qualunque sia la quantità di energia, viene sempre emessa in pacchetti (o "quanti") della stessa dimensione: da ciò deriva che la materia è costituita da atomi la cui grandezza non può variare... In altre parole, non c'è modo di "lavorare" sulla dimensione dell'atomo per rimpicciolirlo fino a ridurre un uomo alle dimensioni di un batterio o di una formica, con buona pace di Ant-Man. Se siete curiosi di sapere se potrete mai correre alla velocità della luce, infiammarvi o diventare invisibili, La fisica dei supereroi è il libro di James Kakalios (Einaudi, Feltrinelli) che tratta di questa e altre impossibilità, con qualche sorpresa.
Anche la velocità della luce è una costante e vale 300.000 km/sec. Pare che a quella velocità la materia venga piuttosto schiacciata, ma più come una frittata che come un rimpicciolimento. La Dieta Rossello, invece, è quella che sta facendo il nostro Beppe Rossello per partecipare all'edizione 2009 della Maratona di New York.
"Robot" (R.) Daneel Olivaw nasce investigatore, ed essendo robot (umanoide) per lui ventimila anni sono nulla: giusto giusto quello che gli ci voleva per giocare un ruolo importante nel Ciclo della Fondazione, nei panni di Eto Demerzel, eminenza grigia dell'Impero e protettore di Hari Seldon, il fondatore della psicostoria, scienza che dà l'avvio al ciclo.
.. E così la storia può cominciare.
Anche cospiratore non sarebbe stata una risposta del tutto sbagliata, ma in ogni test che si rispetti c'è una sola risposta giusta e all'inizio della sua carriera il nostro Olivaw è un poliziotto, anzi, un semplice assistente investigativo. Con i maggiordomi, invece, non ha nulla a che fare: chi ha dato questa risposta l'ha forse confuso con Andrew (Robot NDR-113), nome tipico dei maggiordomi di ogni tempo, protagonista di un altro romanzo di Asimov diventato film nel 1999, L'uomo bicentenario.
Ecco una domanda cattivella. La risposta corretta è: i computer entrano in ogni casa. Se avete sbagliato è forse perché vi ricordate di qualcosa del genere quando Bill Gates, patron di Microsoft, ha presentato al mondo la prima versione di Windows XP Media Center, nel 2002. Ebbene, Murray Leinster l'ha preceduto di cinquanta e passa anni (e non è improbabile che Gates abbia voluto rivolgergli così una specie di tributo). Nel romanzo, un tecnico finisce per scoprire una gigantesca cospirazione e una rete di spionaggio che sfrutta i "logici", macchine tuttofare che stanno appunto in ogni casa. Peccato per il nome, logici: quelli raccontati da Leinster sono Super Media Center (l'immagine li descrive benissimo).
La distruzione atomica di Hiroshima è avvenuta il 6 agosto 1945, e il 24 ottobre dello stesso anno, sulle ceneri della Seconda guerra mondiale, nasce l'Onu così come la conosciamo oggi, ispirata alla Società delle Nazioni (1919-1946).
La risposta corretta è Guida Galattica per Autostoppisti (Mondadori), di Douglas Adams, ciclo di cinque romanzi deliziosamente frizzanti. Tutto inizia quando Arthur Dent scopre alcune ruspe gialle (che ha appena notato nel suo giardino) che stanno per demolirgli la casa (con lui dentro) per fare spazio a una nuova superstrada. Galattica. Ossia una di quelle grandi grandi, che deve passare proprio lì dove c'è... la Terra! Per fortuna di Arthur ci sono Ford Prefect e la Guida, il libro più venduto di tutti gli universi perché costa poco e porta stampate sulla copertina, a grandi lettere amichevoli, la scritta Non Fatevi Prendere dal Panico!. Il resto è tutto da leggere, in questo ordine: Guida galattica per autostoppisti - Ristorante al termine dell'universo - La vita, l'universo e tutto quanto - Addio, e grazie per tutto il pesce - Praticamente innocuo.
Il ciclo della Fondazione (Mondadori) è un'opera ciclopica di Isaac Asimov, composta da racconti scritti tra il 1951 e il 1988. È una storia universale, dalla "fondazione" all'Impero (galattico, è naturale) dove si muovono maghi e mutanti, e "psico-storiografi", che grazie alla scoperta di un metodo di calcolo infallibile possono prevedere qualunque reazione umana e sociale a qualsiasi evento.
Il Mondo del Fiume (Fanucci, Mondadori, Ed. Nord) è la saga in cinque libri di Philip J. Farmer scritta tra il 1971 e il 1993: l'umanità, tutta l'umanità mai vissuta sulla Terra dal momento della sua creazione, si risveglia nuda lungo le sponde di un fiume immenso, su di un pianeta sconosciuto. Il cibo è gratis e abbondante, ma ci sono anche tutte le solite, brutte abitudini. Richard Burton (l'esploratore, non l'attore), Mark Twain, Cyrano de Bergerac e altri curiosi personaggi dimenticano vecchi rancori o si cercano per saldare i conti, e partono alla ricerca di un perché.
La risposta corretta è la più improbabile: Heuristic ALgorithmic. Euristico è un metodo logico per affrontare un problema andando per tentativi e successive semplificazioni, algoritmico è un metodi logico determinato sa una sequenza di istruzioni rigide in un ordine non modificabile. Può una macchina comportarsi e ragionare alla bisogna nell'uno o nell'altro modo? HAL 9000 sì, e con risultati piuttosto sconcertanti, anche se non del tutto illogici: «A me piace lavorare con la gente», dichiara HAL quando facciamo la sua conoscenza, nel film. «Utilizzo le mie capacità nel modo più completo; il che, io credo, è il massimo che qualsiasi entità cosciente possa mai sperare di fare.» All'uscita del film (1968) si era anche detto che H, A e L sono le lettere che precedono altre tre lettere altrettanto importanti, se non di più: I, B e M. Illazioni, che nessuno è mai stato in grado di provare.
La risposta è di nulla! William Gibson, classe 1948, laureato in letteratura inglese all'università canadese di Vancouver, di informatica sapeva poco o nulla all'inizio della sua carriera di scrittore. Era ed è, invece, un maestro visionario, capace di immaginare l'interfaccia e di interpretare i personaggi capaci di cavalcarla violando ogni legge e ogni segreto, come Johnny Mnemonic, l'hacker protagonista dell'omonimo film del 1995 interpretato da Keanu Reeves. Nella raccolta La notte che bruciammo Chrome, Gibson disegna tutti i tratti dell'emarginazione in una società dominata dalle multinazionali e appaiono per la prima volta gli indizi di quello che sarà chiamato (dallo stesso Gibson) cyberspace e cyberpunk in Neuromante (1984). Qualche tempo dopo, un altro grande esponente di questo filone della fantascienza, Bruce Sterling, definisce così il cyberpunk: «Tutto quello che può essere fatto a un topo in un laboratorio può essere fatto a un essere umano. E a un topo possiamo fare qualunque cosa. Non è facile da accettare ma è la verità. Non scomparirà perché chiudiamo gli occhi. Questo è il cyberpunk.
»
Nel racconto brevissimo La risposta (1954), Fredric Brown mette in bocca a Dwar Reyn la domanda fondamentale. Il supercomputer non ha un attimo di esitazione, e la risposta è... be', il racconto è talmente breve che potete scoprirla al volo leggendo qui sotto.
LA RISPOSTA, di Fredric Brown
Solennemente, Dwar Ev procedette a saldare l'ultimo collegamento con oro puro. Gli obiettivi di una dozzina di camere televisive erano puntati su di lui e lanciarono attraverso l'universo una dozzina di immagini di ciò che stava accadendo. Si raddrizzò e accennò col capo a Dwar Reyn, mentre si avvicinava all'interruttore generale. L'interruttore che avrebbe collegato, in un solo colpo, tutti gli enormi elaboratori elettronici di tutti i pianeti abitati dell'universo - novantasei miliardi di pianeti! - in un supercircuito che avrebbe in tal modo costituito un supercalcolatore, una macchina cibernetica che avrebbe racchiuso in sé le conoscenze di tutte le galassie. Dwar Reyn rivolse una breve allocuzione ai trilioni di individui che lo stavano guardando e ascoltando. Quindi, dopo un attimo di silenzio, disse: «Ora, Dwar Ev».
Dwar Ev fece scattare l'interruttore. S'innalzò un possente ronzio, l'immane ondata d'energia di novantasei miliardi di pianeti. Vivide scintille lampeggianti scoccarono lungo il quadro dei comandi lungo miglia e miglia, poi si quietarono. Dwar Ev arretrò d'un passo ed esalò un profondo sospiro. «L'onore di porre la prima domanda è tuo, Dwar Reyn.»
«Grazie», replicò Dwar Reyn. «Sarà una domanda alla quale nessuna singola macchina cibernetica ha saputo rispondere.» Si voltò a fronteggiare la macchina. «Dio, esiste?»
E la possente voce rispose senza un attimo di esitazione, senza il più piccolo scatto o ticchettio: «Sì, ora esiste».
Un improvviso terrore contorse il volto di Dwar Ev. Fece un balzo verso l'interruttore. Un fulmine d'insopportabile luminosità cadde dal cielo senza nubi folgorandolo, e fuse l'interruttore, inchiodandolo per l'eternità.