Storia

Ecco come Tutankhamon divenne un fenomeno pop

Nel 1922 veniva trovata la tomba di Tutankhamon nella Valle dei Re. Da quel momento il faraone bambino divenne un divo e l'egittologia un fenomeno pop.

Nel 1922 l'archeologo britannico Howard Carter trovò l'ingresso della tomba di Tutankhamon, nella Valle dei Re. Le spese per gli scavi, iniziati nell'autunno del 1917, continuavano a lievitare e le scoperte non le giustificavano, tanto che nell'estate del 1922 Lord Carnavon, finanziatore dell'impresa, era determinato a chiudere ricerca e cantieri. Ma Carter non si arrese: esplorando l'ultimo settore trovò il gradino di una lunga scala che conduceva alla tomba del faraone bambino. Il corredo funerario era intatto, come la mummia, adagiata in un sarcofago d'oro massiccio. Vediamo, quindi, come il tenace Carter entrò nella Storia attraverso l'articolo "Un tesoro faraonico" di Maria Leonarda Leone, tratto dagli archivi Focus Storia.

Ultima chance. La verità è che era sul punto di gettare la spugna. Doveva prenderne atto: si era sbagliato. Dopo sette anni di sforzi e migliaia di sterline spese nell'esplorazione palmo a palmo della Valle dei Re (presso l'odierna Luxor), aveva strappato a Lord Carnarvon, il suo finanziatore, il sesto e ultimo "sì", assicurandogli una scoperta sensazionale.

Ma a poche settimane dalla scadenza della concessione di scavo, nulla era emerso da quell'area dell'antica Tebe dove per quasi cinque secoli gli antichi Egizi avevano sepolto i loro sovrani. Doveva dar ragione a chi diceva che ormai tutto era stato scoperto, persino nel triangolo di terra dove, anni prima, un collega aveva riportato alla luce dei reperti con il nome di Tutankhamon (1341-1323 a.C.), dodicesimo faraone della XVIII dinastia.

Una scoperta strepitosa. Erano le dieci di mattina del 4 novembre 1922 e, con la mente ingombra di questi cupi pensieri, l'archeologo Howard Carter ci mise un po' ad accorgersi dell'insolito silenzio. Gli operai che scavavano nell'area di fronte all'ingresso della tomba di Ramses VI erano fermi. "Che sta succedendo?", chiese. "Abbiamo trovato un gradino!" fu la risposta. In capo a un giorno, quello scalino intagliato nella roccia, nascosto sotto agli alloggi delle maestranze che avevano lavorato all'ultima dimora di Ramses, si rivelò una rampa di scale che scendeva verso un'apertura rettangolare, chiusa con massi intonacati e sigilli della necropoli.

Solo allora Carter si concesse un filo di speranza: "Ci volle tutto il mio autocontrollo per non abbattere subito la porta ed esplorare tutto", annotò nel diario. E, da buon inglese, invece di lasciarsi sopraffare dalle emozioni, inviò un telegramma a Lord Carnarvon: "Finalmente abbiamo fatto meravigliosa scoperta nella valle -stop- Magnifica tomba con sigilli intatti -stop- Coperta di nuovo in attesa vostro arrivo -stopCongratulazioni".

Avrebbero appurato insieme, venti giorni dopo, che la 62a tomba rinvenuta nella Valle dei Re apparteneva davvero a Tutankhamon.

Puoi ascolatare le altre quattro puntate del podcast dedicato a Tutankhamon nella sezione storiainpodcast

È nata una stella. Quel che non potevano ancora sapere, invece, era che, proprio grazie a quel ritrovamento, il semisconosciuto sovrano sarebbe presto diventato la star del parterre regale egizio. «Prima del 1922, di Tutankhamon si conosceva veramente poco», spiega Mattia Mancini, egittologo e ricercatore dell'Università di Pisa, fondatore del blog di storia egizia "Djed Medu", «Tuttavia, il suo nome era già attestato su oggetti noti e la scoperta della tomba ha quindi gettato luce sul periodo in cui visse, sul suo regno e sulla sua durata, sulla genealogia della sua famiglia».

Ma in che modo fu possibile? E perché questa scoperta, più di altre, infiammò la fantasia del grande pubblico, accendendo i riflettori sull'egittologia? Per capirlo, dobbiamo tornare da Carter e seguirlo nella sua avventurosa esplorazione.

EGITTO POP. Una volta buttata giù la prima porta, gli operai impiegarono due giorni per sgomberare dai detriti il ripido corridoio che si apriva alle sue spalle: finalmente, il 25 novembre, l'archeologo inglese, seguito da Carnarvon, si addentrò nell'ipogeo e giunse di fronte a una seconda porta. Come la precedente, era stata aperta, poi nuovamente sigillata. "Ancora una volta i ladri sono arrivati prima di noi", si disse Carter, pessimista. Non era la prima volta che sperimentava quel genere di delusione

Ma il giorno dopo, quando, attraverso un foro scavato "con mani tremanti", riuscì a infilare una candela al di là della porta e a scrutare nel buio, rimase senza parole. "Riesci a vedere qualcosa?", gli chiese Carnarvon impaziente. "Sì, cose meravigliose", rispose l'archeologo. "Non ci eravamo mai sognati nulla del genere, una stanza piena di oggetti: alcuni familiari, ma altri del tutto sconosciuti, ammucchiati l'uno sull'altro in una profusione apparentemente senza fine", scrisse nel suo diario, senza sapere che si trattava solo di un piccolo anticipo.

Tutankhamon - Tesoro
Il tesoro ammassato e in disordine ritrovato nella tomba di Tutankhamon. © Jaroslav Moravcik / Shutterstock

Una tomba INTATTA. «Quello di Carter è stato l'ultimo grande ritrovamento nella Valle dei Re, seguito solo dalla scoperta di altre tre sepolture e di un impianto artigianale. Ma la fama di questa tomba si deve senza dubbio alle "cose meravigliose" scoperte al suo interno», continua Mancini. «Seppur visitata almeno due volte dai ladri nell'antichità, infatti, la tomba KV62 mantenne il suo corredo funerario pressoché intatto, con più di 5mila oggetti rimasti "sigillati" per oltre tremila anni».

E anche se alcuni studiosi moderni ritengono che la tomba fosse troppo piccola per un faraone e che venne riciclata in fretta e furia per la morte inaspettata del giovane sovrano, per Carter quelle quattro stanze stipate di tesori rappresentarono la scoperta di una vita. «Oltre a oro e altri materiali preziosi, il corredo comprendeva anche moltissimi abiti, mobili, armi, arnesi, giochi e prodotti alimentari perfettamente conservati che hanno fornito informazioni fondamentali su diversi aspetti della vita quotidiana degli antichi Egizi», nota l'egittologo. «Dallo studio della mummia di Tutankhamon, inoltre, sono emerse moltissime informazioni sulle malattie che affliggevano il faraone e sulle possibili cause della sua morte».

Una notizia DA PRIMA PAGINA. Il loro scopritore impiegò anni a completare il suo viaggio verso il cuore della tomba: attraverso un crescendo di ricchezze, preservate dai danni del tempo e dai furti con cura certosina e catalogate con snervante lentezza, entrò nella camera funeraria il 16 febbraio 1923, a ottobre del 1925 riesumò la mummia del sovrano, nel 1926 si dedicò alla camera del tesoro, infine, l'anno successivo, esplorò l'annesso, una specie di ripostiglio nascosto dietro una porta murata nell'anticamera.

Quando le ultime casse di reperti furono spedite al Museo del Cairo, nel 1930, il corpo del faraone venne lasciato nel luogo che gli antichi avevano scelto per il suo eterno riposo: al posto del corredo, ormai, lo circondava la fama.

Un tesoro conteso. «Tutankhamon divenne un'icona, simbolo di una civiltà del passato, ma anche dell'Egitto moderno e del suo spirito nazionalista, che contrastava l'ingerenza britannica sul Paese: non è un caso che proprio allora le autorità locali decisero di accantonare definitivamente il sistema del partage, la spartizione dei reperti tra Egitto e missioni archeologiche straniere», spiega l'esperto.

Parallelamente, il faraone entrò nella cultura di massa attraverso la moda, il cinema, l'architettura, i documentari, le mostre, i libri e, non ultima, la storia leggendaria della sua maledizione. «Quando le fotografie della scoperta, scattate da Harry Burton, furono pubblicate in esclusiva sul Times, si diffuse una vera e propria "Tutmania"», conclude Mancini. «I quotidiani di tutto il mondo cercarono a ogni costo di accaparrarsi notizie, a volte inventandosele di sana pianta: ne è una prova la bufala della vendetta del faraone».

MALEDETTE BUFALE. Tutto iniziò con la morte di Carnarvon, nel 1923, due mesi dopo l'apertura della camera funeraria del faraone.

Il nobile inglese era stato ucciso da una puntura di insetto degenerata in setticemia e polmonite: troppo banale per uno che aveva finanziato la scoperta della tomba di Tutankhamon. Così i giornali aggiunsero un tocco di soprannaturale: nell'istante esatto in cui il conte era morto, riferivano, la sua cagnetta, in Inghilterra, ne aveva seguito la sorte, stramazzando a terra con un agghiacciante guaito, mentre la città del Cairo era piombata nel buio.

La leggenda della maledizione. Poco importava che la scritta non comparisse nelle foto scattate dagli archeologi, perché il caso volle che, non troppo tempo dopo Carnarvon, morisse d'infarto il direttore del dipartimento di antichità egizie del Louvre. Anche lui aveva visitato la famosa tomba: certo, insieme a migliaia di altre persone ancora vive e vegete, ma perché stare a sottilizzare?

Bastava quella come prova dell'esistenza della maledizione, una magia così potente da spedire tra le braccia di Osiride, negli anni successivi, almeno altre 20 vittime scelte dagli appassionati del genere fra coloro che più o meno direttamente avevano avuto a che fare con il faraone: dall'archeologo Arthur Mace (1874- 1928), all'egittologo James Breasted (1865-1935). E Carter allora? La morte, come accade persino a chi non ha mai visitato la Valle dei Re, scese anche su di lui: planò a Londra e lo prese nel 1939. Senza dargli il tempo di completare lo studio dettagliato della tomba a cui aveva dedicato la vita.

Questo articolo è tratto da Focus Storia. Perché non ti abboni?

4 novembre 2022 Focus.it
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