Quelli che per oltre un secolo abbiamo ritenuto fossero oggetti rituali sarebbero in realtà giocattoli che venivano utilizzati dai bambini vissuti 5mila anni fa, durante l'Età del Rame: è questa la scoperta di un gruppo di ricercatori spagnoli, che hanno ridefinito la funzione di una serie di tavolette di ardesia, ognuna raffigurante un gufo, ritrovate a migliaia in diverse tombe della penisola iberica. I risultati di questa nuova analisi sono stati pubblicati su Scientific Reports.
materiale povero. Il primo motivo a sostegno della tesi secondo cui i gufetti in pietra non sarebbero rappresentazioni di divinità, ma solo "disegni" di bambini, è il fatto che sono incisi su un materiale povero: gli oggetti funerari antichi venivano spesso realizzati su materiali preziosi o rocce rare, come oro, avorio o cristallo di roccia. L'ardesia, al contrario, era molto abbondante nella penisola iberica e non poteva quindi essere considerata un materiale prezioso.


In secondo luogo, incidere l'ardesia è davvero facile: non servono abili artigiani, ma bastano anche piccole e inesperte mani come quelle dei bambini. «Disegnare su queste tavolette permetteva ai più piccoli di imparare diverse tecniche di incisione e intaglio, essenziali per la realizzazione poi di altri oggetti di uso quotidiano come coltelli o punte di freccia», spiegano gli autori.
Questione di gufosità. Per confermare la loro teoria, gli autori hanno valutato la "gufosità" di un centinaio di tavolette incise nell'Età del Rame, tenendo conto di sei tratti caratteristici di questi uccelli notturni: il disco facciale piatto, il becco, il motivo delle piume, gli occhi, le ali e i due ciuffetti di penne che spuntano sulla testa a mo' di orecchie.
Artisti in erba. Se in alcuni casi le raffigurazioni includevano tutte e sei le caratteristiche tipiche di questi rapaci, in altri le riproduzioni erano meno precise: questo ha fatto dedurre agli studiosi che le tavolette fossero state incise da bambini di età diverse, con capacità di disegno più o meno sviluppate.
L'ultimo passo è stato confrontare le capacità dei bambini vissuti 5mila anni fa con quelle dei bambini contemporanei. Dopo aver chiesto ad alcuni alunni spagnoli tra i quattro e i 13 anni di disegnare un gufo, i ricercatori hanno rilevato che i più piccoli disegnavano i gufi con meno precisione, tralasciando alcuni dei sei tratti caratteristici, mentre i più grandi li ritraevano con più dettagli. Questo, concludono gli autori, dimostra che esiste una progressione − legata all'età dei piccoli artisti − nella rappresentazione della gufosità dei soggetti, riscontrata sia nelle incisioni dei bambini dell'epoca che nei disegni dei bambini d'oggi.