Storia

La storia dei sandali: le prime scarpe usate dall'uomo hanno 9mila anni

I sandali più antichi risalgono al Neolitico. Ed erano di moda tra gli Egizi, i Greci, i Romani... Ecco l'evoluzione delle scarpe più indossate da uomini e donne.

Può un particolare tipo di calzature raccontare modi di vivere e mentalità del passato? Sì, se parliamo dei sandali: le prime scarpe indossate da uomini e donne. I sandali hanno calzato i nostri piedi per millenni, dal Neolitico all'era contemporanea, conoscendo fasi alterne di fortuna e oblio. E, a dispetto della loro semplicità, hanno un passato molto complesso: nel tempo hanno infatti assunto i significati più disparati, passando da mero sostegno e protezione per i piedi a status symbol, fino a diventare addirittura emblema di ribellione e di movimenti politici.

Ai piedi del faraone. A far supporre che i sandali siano state le prime tipologie di scarpe sono le testimonianze archeologiche. I più antichi mai rinvenuti hanno oltre 9.000 anni e sono stati trovati nel 1938 nei pressi di Fort Rock Cave, nello Stato americano dell'Oregon. Ma se i primitivi modelli di sandali avevano una foggia molto elementare (simile a ciabatte casalinghe), con l'avvento delle grandi civiltà il design ebbe una decisiva svolta.

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Anche Tutankamon indossava sandali simili alle attuali infradito: nella sua tomba ce n'erano molte paia. Al faraone più popolare della Storia è dedicato il nuovo Focus Storia 191 (settembre 2022) in edicola. Perché non ti abboni a Focus Storia? © Focus Storia

Nella Terra del Nilo, già 6.000 anni fa, gli Egizi producevano sandali nelle più svariate versioni, tra cui le intramontabili infradito: nella tomba di Tutankhamon ne sono state scoperte molte paia, alcune delle quali arricchite con pietre e metalli preziosi. Erano i precursori degli odierni (e iper-femminili) "sandali gioiello". Se si esclude l'età contemporanea, il periodo d'oro delle calzature aperte è stato però quello dell'antichità greco-romana. La stessa parola "sandalo" ha origine in Grecia, dove il termine sandalon indicava una scarpa costituita da una suola e varie liste di cuoio intrecciate nei modi più disparati.

Sandali da sposa. Non si trattava peraltro di una semplice protezione per il piede. Spesso i sandali erano caricati di significati profondi: per esempio, il rito matrimoniale greco prevedeva che la donna indossasse i nymphides, dei sandali da sposa che rappresentavano il passaggio dal nubilato alla vita coniugale. Questi venivano allacciati quando la futura sposa si trovava ancora nella casa del padre, per poi essere slacciati prima di unirsi ufficialmente al consorte. La potenza di Roma contribuì poi a diffondere capillarmente le calzature di matrice greca in tutta Europa.

Con la caduta dell'Impero romano, la moda dei sandali svanì. Nei secoli che seguirono, a indossare i sandali erano solo i membri di alcuni ordini sacerdotali, quale simbolo di povertà e vita monastica. Per rivederli ai piedi della "gente comune" bisognerà attendere la fine del Settecento, quando il gusto per l'antico promosso dal Neoclassicismo influenzò anche il modo di abbigliarsi.

Ma, a differenza del passato, erano soprattutto le donne di alto rango a indossarli, mentre erano pressoché assenti nei guardaroba maschili.

Look alla greca. A guardar bene, però, i sandali proposti tra Sette e Ottocento avevano poco a che fare con le calzature a cui s'ispiravano. I modelli in voga tra XVIII e XIX secolo erano infatti scarpe chiuse e con tacco basso. E a evocare gli antichi sandali dei Greci e dei Latini erano solamente le decorazioni sulla tomaia, che somigliavano a stringhe intrecciate. Alle donne, infatti, non era concesso mostrare il piede seminudo.

A fare eccezione furono le Merveilleuses ("meravigliose"), appartenenti a una corrente culturale francese nata in seno al Direttorio (1795-1799), la forma di governo affermatasi dopo la Rivoluzione francese. Le Merveilleuses, nostalgiche dell'Ancien Régime, portavano avanti una personalissima protesta anti-rivoluzionaria attraverso un look alla greca, caratterizzato da abiti semitrasparenti e, per l'appunto, sandali che lasciavano i piedi scoperti.

sandali, scarpe
Particolari di piedi con sandali intagliati sul tempio di Kom Ombo, in Egitto. © Shutterstock

Nel corso dell'Ottocento la moda continuò a proporre calzature ispirate all'età classica, come nel caso delle delicate scarpette-sandalo, realizzate con nastri da avvolgere alla caviglia o lungo la gamba: si trattava di calzature quasi inconsistenti che poco si adattavano all'uso quotidiano. Del resto, uscire e camminare fuori casa erano attività che mal si coniugavano con l'ideale femminile ottocentesco: la donna (aristocratica o borghese) era il centro spirituale e affettivo della casa, e lì doveva "regnare", non certo per le strade dissestate e fangose dell'epoca.

Scarpette-sandalo da ballo. In compenso le scarpe sandalo erano perfette per le ballerine. In anni in cui il balletto smise di essere un passatempo riservato agli aristocratici e iniziò ad appassionare anche le classi borghesi, le danzatrici apparivano leggere ed eteree nelle loro scarpette di seta che, opportunamente modificate, permettevano anche di danzare sulle punte. Fu Maria Taglioni nel 1832 la prima ballerina a inaugurare la tecnica, dopo aver rinforzato le sue scarpette da ballo con opportune cuciture laterali.

Un altro contesto che richiedeva l'uso di sandali o scarpette leggere erano le neonate vacanze al mare. Poiché il piede nudo era ancora tabù, il guardaroba dei primi vacanzieri si adattò alle nuove esigenze: in mare si entrava rigorosamente con i piedi calzati. Il XIX secolo fu anche l'epoca dell'apertura verso nuove mete esotiche (Nord Africa e Oriente in primis) che, grazie ai racconti di viaggio di artisti e intellettuali, catturarono l'immaginario europeo.

E ancora una volta i sandali tornarono a imporsi: le scarpe provenienti da quei luoghi incarnavano infatti l'armonia con la natura e il distacco dalla cultura borghese dominante, assumendo dunque un carattere anticonvenzionale.

la libertà ai piedi. Dopotutto, li calzava la stessa Libertas, dea romana che personificava la libertà. E fu proprio ispirandosi a questa divinità che, non molto tempo dopo, alcune attiviste americane per il suffragio femminile indossarono vestiti classicheggianti e sandali alla marcia di Washington del 1913. A politicizzarli contribuirono poi anche gli uomini. Lo scrittore socialista Edward Carpenter (1844-1929), noto agitatore politico, ne fece per esempio l'emblema del radicalismo e della "vita semplice". Altro personaggio che contribuì a stringere il legame con il pensiero radicale fu Raymond Duncan (1874-1966), fratello della scandalosa ballerina Isadora, colei che per prima osò danzare a piedi nudi. Strenuo sostenitore di uno stile di vita genuino e lontano dai precetti borghesi, Raymond scelse di vivere indossando perennemente tunica e sandali, anche in inverno.

Con la zeppa di sughero. Dal XX secolo, l'industria della moda promosse i sandali per il guardaroba giornaliero, complice anche un rinnovato interesse per l'estetica del piede femminile e il fatto che le gonne, ormai, continuavano ad accorciarsi. Fu in tale contesto che nacque un vero mito: la zeppa, pietra miliare nella storia dei sandali giunta fino a oggi. In realtà, suole imponenti erano in uso anche nel Rinascimento, quando le dame di corte spagnole e italiane indossavano altissime pianelle (o chopine). Ispirato da queste bizzarre scarpe, negli anni Trenta, lo stilista Salvatore Ferragamo iniziò a usare pezzi di sughero per riempire lo spazio tra tacco e suola. Era l'Italia del fascismo, sul Paese pesavano le sanzioni economiche imposte dopo l'invasione dell'Etiopia e il regime incoraggiava le industrie a impiegare materiali locali. Ferragamo scelse quindi di utilizzare sughero sardo, con cui nel 1937 brevettò il suo primo modello di zeppa. E fu subito un successo mondiale.

Il boom delle flip-flop. Subito dopo, nel secondo dopoguerra, il Giappone divenne un grande produttore di gomma. E fu proprio la gomma a sostituire le fibre naturali per la produzione degli zori, le infradito della tradizione nipponica. Nacquero così le ciabatte casalinghe o da doccia (in Occidente assunsero il nome di flip-flop per via del rumore che emettono camminando) che rapidamente divennero l'emblema indiscusso del relax estivo. Negli anni che seguirono, la controcultura hippy degli anni Sessanta e Settanta si appropriò dei sandali, conferendo loro nuovamente un carattere anticonvenzionale.

Il celebre modello tedesco Birkenstock, nato come articolo ortopedico, si affermò tra i seguaci di una vita spartana e libertaria, tanto da diventare oggetto di scherno: alle primarie presidenziali americane del 2004, alcuni conservatori coniarono infatti il termine Birkenstock liberal per deridere i sostenitori degli avversari politici. Ma i sandali da uomo, tenuti lontani dal guardaroba maschile per secoli, saranno definitivamente sdoganati solo negli anni Ottanta, grazie anche al lancio del primo modello sportivo della storia: il Teva, creato nel 1984 da una guida fluviale del Grand Canyon, che aggiunse dei cinturini da orologio a delle comuni ciabatte da spiaggia. Un gesto semplice che chiuse il cerchio: i sandali tornarono a essere la scarpa adatta a tutti, uomini e donne, sportivi e non. Proprio come era già stato per i Greci e i Romani dell'antichità. 

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Di Federica Campanelli

18 agosto 2022
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