In Italia il boom della motorizzazione arrivò negli anni '50 e '60, quando con lo sviluppo economico e la crescita del benessere generale gli italiani cominciarono a "farsi l'automobile": un traguardo ambito da tutti che diventava via via sempre più accessibile. Un traguardo impensabile all'inizio del secolo, anche se una prima fase di questo processo si era vista negli anni '20 e '30, con un piccolo ma significativo incremento del parco auto circolante. Un annuario del 1930 conservato al Museo Fisogni offre uno spaccato della situazione all'inizio di quel decennio che avrebbe visto, tra le altre cose, le prime autostrade e la nascita della Fiat 508 Balilla (1932) e della Fiat 500 Topolino (1936).
All'epoca l'automobile era un lusso. A parte gli Stati Uniti, dove si contavano oltre 21 milioni di auto in circolazione (in maggioranza Ford), gli altri Paesi erano molto staccati: subito dietro gli USA c'erano inglesi e canadesi, con oltre 900.000 autovetture, poi Francia, Australia, Germania, Argentina e infine Italia. Attorno al 1927 in Italia circolavano 135.900 autovetture: un'auto ogni 230 abitanti, mentre oggi il rapporto è di 1 auto ogni 1,6 abitanti.
A queste si aggiungevano le circa 650 auto nelle colonie, dove però vigevano regole particolari per l'importazione di autoveicoli.
Altrettanto limitata era la produzione, solo 55.000 nel 1928: la Germania, per capirci, lo stesso anno aveva fabbricato 90.000 vetture, Francia e Inghilterra 200.000, gli USA più di 4 milioni. In Italia la maggior parte delle vetture era di importazione, in particolare da USA, Francia e Spagna. Diversi, invece, i canali di rifornimento della benzina, che arrivava perlopiù dagli Stati Uniti, dalla Persia (oggi Iran) e dall'URSS (la benzina russa, in particolare, era venduta dall'Agip e dalla S.A.I. Petrolea). Le auto italiane erano però apprezzate oltreconfine, in particolare in Germania e in Francia, dove ne furono vendute oltre 5.000 nel 1929.
Anteprime di caos. Nonostante i numeri limitati vi era stato un cospicuo aumento negli anni precedenti: dal 1923, quando c'erano 53.000 vetture, le auto su strada erano più che triplicate, e tra il 1928 e il 1929 si era passati da 142.000 a 173.000. Le regioni più meccanizzate erano quelle del centro-nord, Lombardia in testa con oltre 38.700 auto; in coda la Basilicata con 502 vetture. Milano era la città in cui si rilasciavano più patenti (12.000 nel 1928), mentre i meno desiderosi di mettersi al volante erano i sardi, con sole 632 nuove licenze.
Sulla strada, il caos dei primi anni faceva spazio alle prime regole: il primo Codice della Strada fu emanato nel 1933, ma già 10 anni prima erano stati presi i primi provvedimenti in merito, imponendo, tra l'altro, la circolazione sulla destra.
«Fino al 1923», riporta Guido Fisogni, «in alcune città si circolava anche a sinistra; a Milano, addirittura, in periferia si girava a destra e in centro a sinistra, come i tram. Con l'aumento della motorizzazione e di incidenti a non finire, il governo impose la circolazione a destra.»
Tutti al mare. Come risulta dalle iscrizioni al registro automobilistico (PRA) il periodo preferito per l'acquisto dell'automobile era l'estate, con un vero e proprio boom nel mese di luglio: il bel tempo e le imminenti vacanze erano il preludio alla tanto sognata automobile per cui gli italiani avevano risparmiato. Cominciava in quegli anni a delinearsi la rete autostradale, con l'inaugurazione della Milano-Laghi nel 1925, a cui fecero seguito la Bergamo-Milano, la Napoli-Pompei e la Via del Mare tra Roma e Ostia: i motori rombanti e le autostrade vuote invogliavano i novelli automobilisti a scatenarsi, al punto che gli incidenti erano frequenti, e con essi le sanzioni.
Nel 1928, oltre 200 patenti vennero ritirate a causa di investimenti stradali; più limitati gli eccessi di velocità e gli incidenti stradali generici. Complice l'assenza di etilometri, si contavano sulle dita di una mano le patenti sospese per "ubbriachezza abituale", mentre risultava molto diffuso il fenomeno del "servizio pubblico abusivo", il corrispettivo dei moderni tassisti senza licenza: nel 1928 furono ben 86 le patenti ritirate per tale motivo, addirittura 141 le licenze di circolazione.
Tutte premesse a quell'epopea dell'auto che sarebbe esplosa nel giro di 20-30 anni, contribuendo a trasformare per sempre i nostri stili di vita.
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Storia dell'automobile: quando c'era un'auto ogni 230 abitanti è realizzato con il contributo di Marco Mocchetti, del Museo Fisogni, storica esposizione della più grande collezione al mondo di pezzi inerenti le stazioni di servizio dal 1892 al 2001.