Il self service è oggi la modalità più diffusa per fare benzina: circa il 70% degli italiani si rifornisce da solo. Molti pensano che l'invenzione dei distributori self sia relativamente recente, ma in realtà ci sono, almeno per l'Italia, decenni di storia dietro a questa tecnologia, che riserva inattese sorprese, come quella dei robot benzinai. Una storia che inizia molto prima che l'epoca del sorridente benzinaio tuttofare, intento a fare il pieno, pulire il parabrezza e cambiare l'olio, finisse per sempre.
Rivoluzioni del '60. L'antenato dei self in Italia nasce nel febbraio del 1953, col primo dispositivo che poteva stampare lo scontrino con la quantità erogata; poi, nel 1959, arrivò il primo sistema che permetteva di predeterminare i litri da acquistare. I primi self veri e propri arrivarono però nel 1966, quando apparvero le postazioni di controllo, ossia i sistemi collegati alla pompa e dai quali il gestore poteva verificare la quantità prelevata dal cliente, che dopo il rifornimento passava a pagare alla cassa: erano i primi self-service post-pagamento.
Per il rifornimento prepagato bisognò invece attendere il 1968, anche se già da 2 anni esistevano alcuni impianti sperimentali della BP, realizzati da un'azienda bresciana. Il pagamento, in questo caso, avveniva con monete o gettoni (da 100 e 500 lire), fino a un massimo di 2.400 o 4.900 lire a seconda del modello dell'impianto. La comodità era ancora molto di là da venire: per prendere un po' di benzina, che all'epoca costava 162 lire al litro, ci voleva una bella manciata di monete!
Nel 1972 arrivarono i primi accettatori di banconote da 1.000 lire, e nel 1976 quelli da 5.000 lire: macchinari molto avanzati per l'epoca, ma anche molto delicati, e la manutenzione era costosa. C'era poi il problema dei soldi falsi: "all'inizio", si legge su una rivista della Mobil, "accettavano anche le fotocopie dei biglietti da mille". Comunque, già nel 1973 si iniziò a introdurre nuovi sistemi di controllo e a migliorare l'aspetto e la facilità d'uso.
Arrivano gli AutoBot. Lo sviluppo tecnologico e il successo della formula self-service permisero al sistema di espandersi nonostante le criticità. Fino al 1979 ci si poteva rifornire solo in contanti e per un massimo di 24.000 lire, ma agli inizi degli anni '80 arrivarono i primi accettatori di carte di credito per il pagamento elettronico, i cui moderni eredi sono tuttora in funzione.
Meritano una menzione a parte i self service a clientela limitata, che certamente in pochi hanno visto.
Apparsi nel 1970, questi speciali distributori erano equipaggiati con una serie di serrature ed erano utilizzabili solo da chi era in possesso dell'apposita chiave: girando la chiave nella serratura la macchina riconosceva l'acquirente, sbloccava la pompa e, al termine del rifornimento, addebitava l'importo su un conto personale; dal 1976 le chiavi furono sostituite da speciali carte di credito. Questi sistemi ebbero una diffusione molto limitata, in particolare in Italia, dove erano utilizzati quasi esclusivamente come pompe private all'interno di aziende di autotrasporti. Guido Fisogni ne trovò però uno non aziendale sulle strade della Svizzera tedesca: «Tutto era basato sulla fiducia reciproca. Ogni cliente fidato aveva la sua chiave personale e pagava il conto alla fine del mese. In Italia non ne ho mai trovato nessuno così», racconta in un video su Facebook.
Tolte le pompe speciali, in generale il sistema dei self-service si diffuse sempre di più a partire dagli anni '70, e per lanciare i nuovi servizi la Mobil studiò una campagna più efficace di altre (vedi anche le foto d'epoca, più sotto):
Voi vi rifornite da soli, Noi dobbiamo 1) Pulire i vetri 2) Controllare i livelli motore 3) Regalarvi i bollini premio
Nei primi anni '90, infine, fu presentato l'avveniristico modello Tancomatic: totalmente automatizzato, riforniva senza che fosse necessario scendere dall'auto (video). Il sistema non ebbe la diffusione sperata, ma l'idea è ancora attuale, tanto che in alcuni Paesi esistono tutt'oggi distributori totalmente automatici con pagamento tramite app: robot della benzina, com'erano chiamati negli anni '70, che potrebbero essere il futuro delle stazioni di servizio.
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Storia dell'automobile: i robot della benzina è realizzato con il contributo di Marco Mocchetti, del Museo Fisogni, storica esposizione della più grande collezione al mondo di pezzi inerenti le stazioni di servizio dal 1892 al 2001. Un sentito ringraziamento anche all'ing. Enrico Castruccio, che nel 1995 svolse per conto del Museo Fisogni una ricerca sulla storia del self service in Italia.