Quando ci fermiamo a fare benzina è difficile che capiti di pensare alla struttura della stazione di servizio: impersonale e standardizzato, il "benzinaio" non cattura certo l'attenzione. In passato, però, in diverse occasioni questi spazi sono stati terreno di sperimentazione per i grandi architetti del '900, che in alcuni casi hanno realizzato edifici iconici e molto particolari - come la prima in assoluto, costruita negli USA nel 1913, la cui struttura ricordava una pagoda. Solo con lo sviluppo delle reti di rifornimento le stazioni di servizio sono andate incontro a un crescente appiattimento stilistico.
Il più noto tra gli archistar che si sono cimentati nella progettazione di stazioni di servizio è Frank Lloyd Wright, progettista negli anni '50 della R. W. Lindholm, nel Minnesota, oggi inserita nel registro nazionale dei luoghi storici degli USA. Pensata non solo come punto di passaggio, ma come luogo di riferimento per la comunità, è caratterizzata da un'architettura originale e molto luminosa. Il designer non poté tuttavia realizzare l'aspetto tecnologico forse più innovativo della struttura: le pompe di benzina a soffitto, che avrebbero permesso di risparmiare spazio nel piazzale; giudicate troppo costose, non furono mai costruite, ma una riproduzione a grandezza naturale del progetto originale è oggi conservata in un museo di Buffalo, nello Stato di New York.
Quella che è da molti considerata la più bella stazione di servizio del mondo non si trova però negli USA, ma in Canada, progettata nel 1968 da Ludwig Mies van der Rohe. Oggi la scenografica struttura in acciaio dipinta di nero e i luminosi locali interni non odorano più di benzina, ma ospitano un centro culturale che utilizza energia geotermica!
Anche l'Italia ha dato il suo apporto all'architettura della benzina. Recentemente si è parlato della Piramide di Villoresi, lo spettacolare autogrill di Angelo Bianchetti sull'Autostrada dei Laghi (nei pressi di Lainate), da poco riportato al suo originale splendore, ma ci sono altre due strutture forse ancora più conosciute: una, a Milano, è l'ex impianto Agip di Piazzale Accursio. Realizzata da Mario Bacciocchi nel dopoguerra, le linee curve e l'illuminazione futuristica le sono valsi il soprannome di "astronave", ed è tornata agli onori della cronaca quando, nel 2017, è stata ristrutturata da Lapo Elkann per ospitare la propria officina creativa.
La seconda è ad Asmara, in Eritrea: è la celebre Fiat Tagliero, realizzata in epoca fascista nell'allora colonia italiana, l'edificio in stile futurista ricorda un aeroplano pronto a spiccare il volo.
La solidità delle ali in calcestruzzo non era per nulla scontata, e la leggenda vuole che l'architetto, Giuseppe Pettazzi, avesse addirittura dovuto minacciare il capocantiere con una pistola per costringerlo a togliere le strutture di sostegno.
Con la standardizzazione delle reti di distribuzione l'epoca d'oro dell'architettura delle stazioni di servizio finì, seppure con qualche eccezione, come per le stazioni Pegasus, ideate nel 1968 da Eliot Noyes per la Mobil Oil; basate interamente sulla forma tonda, che caratterizzava sia le pensiline sia i distributori, erano pensate per essere chiaramente riconoscibili in tutto il mondo. Una trovata di stile iconica e geniale, ma non sempre pratica: «Le pensiline tonde non riparavano niente quando pioveva», spiega Guido Fisogni, fondatore del Museo Fisogni, «e spesso sopra veniva costruita una normalissima pensilina rettangolare".
In ogni caso, la creatività nel design delle stazioni di servizio non è un'esclusiva dei grandi architetti: impianti a forma di aeroplano, conchiglia, templi greci, tazze da thè giganti o con strutture a tenda come fossero villaggi indiani caratterizzavano le strade americane degli anni '30 e '40; pur con maggiore sobrietà, ciò accadeva anche in Italia. Sul lungolago di Lecco, ad esempio, è ancora oggi presente una piccola stazione di servizio Tamoil (un tempo Agip) progettata nel 1936 dagli architetti Cereghini e Griffini: sul tetto, una curiosa torretta ricorda la ciminiera di una nave.
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Storia dell'automobile: architetti e stazioni di servizio è realizzato con il contributo di Marco Mocchetti, del Museo Fisogni, storica esposizione della più grande collezione al mondo di pezzi inerenti le stazioni di servizio dal 1892 al 2001.