La corsa contro il tempo dei soccorritori nella miniera di carbone di Soma, nella provincia di Manisa, Turchia nord-occidentale, si fa sempre più drammatica: quello della scorsa notte è destinato a diventare, per il paese, il peggiore incidente minerario della storia.
L'esplosione e l'incendio seguiti al cortocircuito all'origine del disastro hanno causato la morte, finora, di almeno 201 persone, mentre sono ancora più di 300 i minatori intrappolati a 2 mila metri di profondità e a 4 mila dalle uscite, con maschere antigas con scarsa autonomia (dai 45 minuti a un'ora e mezza).
Una strage annunciata. L'episodio era purtroppo prevedibile, secondo il sindacato dei minatori e l'opinione pubblica comune. Le condizioni di sicurezza in cui versano le miniere di carbone turche, arretrate e insufficienti rispetto a quelle delle miniere degli altri paesi industrializzati, sono da tempo oggetto di polemiche.
Nel 2013 sono morti, in incidenti in miniera, 93 lavoratori. Sempre lo scorso anno, a novembre, 300 minatori si sono rinchiusi, per protestare contro le condizioni di sicurezza, nella miniera di Zonguldak, sul Mar Nero: qui, nel 1992, un'esplosione aveva causato la morte di 263 lavoratori, il disastro minerario peggiore della storia turca, almeno fino ad oggi. E sempre qui, nel maggio 2010, altre 30 persone erano morte per una causa analoga.
Solo due settimane fa il Partito Popolare Repubblicano (CHP), principale forza di opposizione, aveva avanzato una richiesta in Parlamento per l'apertura di un'inchiesta sulla sicurezza nella miniera di Soma, dove è avvenuto l'incidente. Ma la proposta è stata bocciata dall'AKP, il partito conservatore del premier Erdo?an, che ha la maggioranza assoluta.