Tra il XIII e il XV secolo la siccità contribuì a inasprire le tensioni sociali nella Penisola dello Yucatan, favorendo in ultimo il crollo della capitale Mayapan: è quanto emerge da uno studio pubblicato su Nature che ha analizzato i documenti storici ed esaminato i resti umani dell'epoca per individuare segni di violenza.
Mayapan – che tra il '200 e la metà del '400 governava circa 20.000 persone – fu abbandonata tra il 1441 e il 1461 quando i Xiu, una fazione politica rivale della dinastia che era al potere, massacrarono i Cocom, la famiglia che controllava la penisola fino a quel momento. Alla luce delle nuove scoperte i ricercatori sostengono che la vittoria dei Xiu fu favorita dalla situazione di tensione nella quale versava già la popolazione, iniziata a causa della mancanza di cibo dovuta alla siccità.


Sparse per l'antica Mayapan gli studiosi hanno trovato diverse fosse comuni e strutture monumentali che testimoniavano un brutale massacro: «Alcuni corpi avevano dei coltelli conficcati nell'addome e nel bacino, altri erano stati tagliati e bruciati», spiega Marylin Masson, una degli autori dello studio. La cosa più sorprendente è che gli scheletri risalivano a 50-100 anni prima della caduta della città: perché?
Una città indebolita. Secondo gli autori i Xiu avrebbero approfittato della debolezza e del nervosismo che serpeggiava tra la popolazione per fomentare le ribellioni che portarono ai massacri e alle emigrazioni del '300.
Dopo questo periodo di inquietudine, Mayapan visse un breve tempo di pace e precipitazioni abbondanti attorno al 1400. Tuttavia la tregua non fu abbastanza lunga da consentire alla popolazione di riprendersi, e quando la siccità torno negli anni Venti del 1400 i Xiu poterono conquistare la città, ormai stremata dalla carestia e dalle tensioni sociali.