Lo storico Danny Orbach, attraverso l'articolo "Segreti inconfessabili" di Riccardo Michelucci, tratto dagli archivi di Focus Storia, racconta come alcuni criminali di guerra nazisti finirono nei servizi segreti delle principali potenze mondiali dopo la guerra.
Caccia ai nazisti. Quando finì la Seconda guerra mondiale gli Alleati giurarono che avrebbero dato la caccia ai criminali di guerra nazisti "fino ai confini della Terra". Nella realtà, però, molti gerarchi che si erano resi responsabili degli orrori dell'Olocausto riuscirono a fuggire proprio grazie alla protezione dell'Unione Sovietica e delle potenze occidentali, che poi li assoldarono negli anni della Guerra fredda.
Tabù. Il caso più noto e clamoroso di collaborazione tra gli uomini del Terzo Reich in fuga e i servizi segreti occidentali è quello di Klaus Barbie, ex comandante della Gestapo francese e soprannominato "il boia di Lione", reclutato dal controspionaggio statunitense subito dopo il conflitto. Ma non fu l'unico. Un abbraccio mortale mosso dalla realpolitik e dal denaro, che scavalcò ideologie e alleanze politiche, non arrestandosi nemmeno di fronte a quello che era sempre stato considerato un tabù: la collaborazione tra gli ex nazisti e lo Stato di Israele.
Le indagini. Fino a oggi la questione ha avuto i contorni di una leggenda oscura e inverosimile, un argomento degno di una spy-story hollywoodiana che non aveva mai trovato alcun riscontro attendibile da parte degli storici.
Recentemente lo storico israeliano Danny Orbach, docente all'Università ebraica di Gerusalemme, avvalendosi di una serie di documenti appena declassificati dal Mossad (i servizi segreti israeliani) e dagli archivi tedeschi e statunitensi, ha tentato di far luce su una pagina della Guerra fredda a lungo rimossa e avvolta dal segreto di Stato. Orbach ha indagato a fondo le storie dei criminali di guerra nazisti impiegati come mercenari in tutto il mondo durante la Guerra fredda e nel suo nuovo saggio Fugitives. A History of Nazi Mercenaries During the Cold War (C. Hurst & Co. Publishers), ricostruisce la storia di decine di nazisti che dopo il 1945 trovarono rifugio negli Stati Uniti, in Unione Sovietica, in Spagna, in Italia, in Siria e altrove.
Persino Israele. Criminali di guerra trasformati in agenti segreti dalle democrazie occidentali, dal regime sovietico e dalle potenze asiatiche. E se era noto che, sia la Cia sia il Kgb e i servizi dei Paesi del Patto di Varsavia si avvalsero a lungo di ex gerarchi di Hitler per tentare di vincere la Guerra fredda, ben più sorprendente è la parte della ricerca che riguarda Israele.
Orbach è stato infatti in grado di dimostrare che nel secondo dopoguerra neanche il neonato Stato ebraico, che si sentiva accerchiato all'interno del mondo arabo, esitò ad arruolare ex nazisti. È su questo aspetto della sua indagine storica che gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Cosa significava essere un nazista durante la Guerra fredda?
Gran parte dei criminali di guerra nazisti erano interessati principalmente al denaro e divennero quindi trafficanti di armi, spie e agenti segreti. Alcuni si ritrovarono fin da subito a lavorare per i sovietici o per la Germania dell'Est, cosa che fino a poco tempo prima sarebbe stata del tutto impensabile per un nazista.
Per altri, invece, l'anticomunismo prevaleva su tutto: naturale quindi andare a lavorare con gli statunitensi.
Poi vi furono quelli ossessionati dall'odio antiebraico, che sognavano la nascita di un Quarto Reich nel quale avrebbero potuto continuare a perseguitare gli ebrei. Questi ultimi si avvicinarono soprattutto al mondo arabo, che si trovava in conflitto proprio con lo Stato di Israele.
Come ha scoperto i nazisti arruolati da Israele?
Quasi per caso. In un primo momento avevo deciso di scrivere un libro completamente diverso, sui cacciatori di nazisti, argomento di cui mi ero già occupato a lungo a livello accademico. (...) Tuttavia, portando avanti le mie ricerche ho approfondito le attività dei fuggitivi nazisti sia all'interno dei servizi di intelligence sia nel traffico di armi. E ho scoperto che, oltre a mettersi al servizio dell'Occidente o del blocco sovietico, talvolta passando informazioni da una parte all'altra, ebbero un ruolo, che non avrei mai immaginato, nel conflitto tra Israele e il mondo arabo.
Gran parte della ricerca presentata nel libro è basata su documenti d'archivio finora inediti. Ho avuto la fortuna di iniziare a scriverlo in un'epoca in cui è diventato possibile accedere a materiale della Cia, del Bundesnachrichtendienst (l'intelligence della Germania federale) e del Mossad. Materiale che trenta o vent'anni fa sarebbe stato inaccessibile.
Quanti ex nazisti lavorano per il Mossad?
In base alle mie ricerche posso confermare la presenza di almeno quattro uomini del Terzo Reich che dopo la guerra collaborarono attivamente con i servizi segreti di Tel Aviv Non escludo che ce ne siano stati anche altri, ma al momento non ho elementi a sufficienza per poterlo confermare.
Il Mossad o i servizi di intelligence del ministero degli Esteri e dell'esercito israeliano (il Mossad fu creato solo alla fine del 1949) non erano molto differenti dagli altri servizi segreti occidentali dell'epoca e in alcuni casi il realismo politico e l'opportunismo prevalsero su qualsiasi altra considerazione. In fondo, quando iniziò la Guerra fredda sia la Germania sia il Giappone diventarono all'improvviso da nemici ad alleati del blocco occidentale e si dimenticò molto velocemente quello che era accaduto durante la guerra.
Inoltre, all'epoca non si conosceva fino in fondo la portata dell'Olocausto e molti stentavano ancora a crederci.
Chi erano gli ex nazisti arruolati da Tel Aviv?
Il caso più importante e controverso è quello di Walter Rauff, un uomo che durante la guerra era stato un ufficiale del servizio di sicurezza delle Ss e aveva preso parte allo sviluppo delle camere a gas mobili con le quali furono uccisi migliaia di ebrei.
Poi era stato coinvolto nello sterminio degli ebrei francesi. Nel 1945 sfuggì a ogni processo e trovò rifugio in Siria, dove si mise al servizio del dittatore Husni Za'im, che lo incaricò di creare un'unità ispirata alla Gestapo con l'obiettivo di annientare gli ebrei della Palestina, un piano che alla fine rimase soltanto sulla carta.
Quattro anni dopo, in seguito a un cambio di governo a Damasco, Rauff fu espulso dal Paese e cercò di trasferirsi in Sud America. E lungo la strada, in Italia, entrò in contatto con i servizi segreti israeliani, ai quali accettò di vendere informazioni per vendicarsi dei siriani, prima di diventare un agente israeliano in Egitto.
Gli israeliani non si fecero scrupoli?
Il referente di Rauff a Tel Aviv era Shalhevet Freier, un funzionario del ministero degli Esteri In un primo momento Freier non ne fece parola con i suoi superiori, ma poi si rese conto che il ministero degli Esteri non aveva alcuna intenzione di opporsi all'arruolamento di un ex nazista. Tuttavia, i servizi che Rauff rese a Israele non bastarono a garantirgli l'immunità. Nel 1980 il Mossad inviò un commando in Cile, dove si era trasferito, per eliminarlo. Ma non ci riuscì e Rauff morì di cancro quattro anni dopo.
La sua collaborazione, pur breve e fugace, dimostra che Israele, fin dall'immediato Dopoguerra, non si fece troppi scrupoli nei confronti dell'arruolamento degli ex nazisti.
Altri nomi?
Nell'elenco dei reclutati figura anche un uomo che aveva avuto un ruolo importante in Italia, liberando Mussolini sul Gran Sasso: Otto Skorzeny. Durante la guerra Skorzeny aveva guidato alcune missioni spericolate che l'avevano reso famoso, in particolare quella in cui fu liberato Benito Mussolini, nel settembre 1943.
A guerra finita divenne un mercenario e un trafficante d'armi. Lavorò prima per i siriani poi per gli egiziani, facendo affari con i consulenti tedeschi del programma missilistico del Cairo. Divenne di fatto una delle migliori spie del mondo.
Nel 1960 il Mossad era intenzionato a lanciare una caccia all'uomo per assassinarlo, ma poi ritenne che gli sarebbe stato molto più utile da vivo, e decise di reclutarlo.
Prima però fu necessario un cambio al vertice dello stesso Mossad, oltre al beneplacito del Primo ministro David Ben-Gurion, che era letteralmente ossessionato dal programma missilistico del presidente egiziano Nasser. Fu Avraham Ahituv, futuro direttore del servizio di sicurezza interna, lo Shin Bet, a incontrare Skorzeny in un hotel di Madrid e ad arruolarlo con il compito di sabotare i programmi missilistici dell'Egitto.
Skorzeny si lasciò convincere dal denaro?
No. Stando a un rapporto interno del Mossad, in cambio della sua collaborazione Skorzeny non volle denaro, ma chiese di essere rimosso dalla lista dei criminali ricercati compilata da Simon Wiesenthal. La sua richiesta non venne accolta, ma la collaborazione andò avanti fino a quando Skorzeny morì di cancro in Spagna, nel 1975.
Questo articolo è tratto da Focus Storia. Perché non ti abboni?