Gli scheletri di due maschi, morti probabilmente in un terremoto che accompagnò la devastante eruzione vulcanica del Vesuvio del 79 dopo Cristo: è l'oggetto del più recente ritrovamento effettuato dagli archeologi di Pompei. Le due persone, che si ritiene avessero almeno 55 anni, sono state trovate in recenti scavi presso il blocco di edifici noto come "Insula dei Casti Amanti", dove sono stati rinvenuti in passato affreschi colorati e scheletri di muli che lavoravano le macine per il grano.
Oltre mille persone. Ad oggi sono stati scoperti in tutto il vasto sito i resti di oltre 1.000 persone, l'ultima volta era accaduto nel novembre 2020, quando gli archeologi hanno portato alla luce due corpi, ritenuti essere un giovane schiavo e il suo possibile proprietario.
Gli scheletri appena portati alla luce sono stati trovati sdraiati su un fianco con le gambe rannicchiate e una spalla alzata in una evidente posizione di difesa dai calcinacci che cadevano. Durante la rimozione delle vertebre cervicali e del cranio di uno dei due scheletri sono emerse tracce di materiale organico, verosimilmente un involto di stoffa.
Gli altri reperti. All'interno della stanza sono state trovate, oltre a cinque elementi in pasta vitrea identificabili come parti di collana, sei monete. Due denari in argento (un denario repubblicano, databile alla metà del II sec. a.C., e un altro denario, più recente, riferibile alle produzioni di Vespasiano) e sei monete in bronzo (tra cui due sesterzi, un asse e un quadrante), anch'esse coniate durante il principato di Vespasiano e pertanto di recente conio.
Inoltre sono state rinvenute un'anfora verticale appoggiata alla parete nell'angolo vicino a uno dei corpi e una collezione di vasi, ciotole e brocche accatastata contro la parete di fondo. La cosa più impressionante è l'evidenza dei danni subiti da due pareti, probabilmente a causa dei terremoti che accompagnarono l'eruzione. Parte della parete sud della stanza è crollata colpendo uno degli uomini, mentre le condizioni della parete ovest dimostrano la forza drammatica dei terremoti contestuali all'eruzione: l'intera sezione superiore si è staccata ed è caduta nella stanza, travolgendo e seppellendo l'altro individuo.
Gli archeologi stimano che tra il 15 e il 20 percento della popolazione di Pompei sia morta durante l'eruzione, principalmente a causa dello shock termico quando una gigantesca nuvola di gas e cenere coprì la città. Ma anche i terremoti prima e durante l'eruzione, come documentato nelle lettere dell'autore romano Plinio il Giovane, hanno avuto pesanti conseguenze.