Storia

Le più antiche impronte di Homo erectus

Sono venute alla luce durante una campagna di scavi in Eritrea: un gruppo di Erectus forse vicino a un lago per cacciare antilopi oggi estinte.

Un gruppo di ricerca internazionale, coordinato dalla Sapienza - Università di Roma, ha portato alla luce impronte fossili che risalgono a circa 800.000 anni fa e che sembrano essere di Homo erectus. Si trovano nel sito di Aalad-Amo, nella regione di Buia nell’Eritrea orientale. In quell’area l'Erectus era l’unica specie di ominide in quel periodo.

La Eritrean-Italian Danakil Expedition, il gruppo coordinato dalla Sapienza, ha scoperto una superficie di impronte fossili risalente a circa 800 mila anni fa tra le quali sembrano esserci orme lasciate da antichi antenati umani.

Le impronte potrebbero essere le prime inequivocabilmente identificabili come appartenenti a Homo erectus, una specie chiave nella storia evolutiva umana, che ha dato origine a ominidi dal cervello più grande da cui è poi derivato l’uomo moderno.

Imprente evidenziate © Università la Sapienza Roma

Tutte le domande. «Le impronte umane fossili sono molto rare», spiega il paleoantropologo Alfredo Coppa. «In Africa ne sono state scoperte a Laetoli, in Tanzania, e risalgono a 3,7 milioni di anni fa, mentre in Kenya sono emerse a Ileret e Koobi Fora, due siti datati a 1,5-1,4 milioni di anni. Finora nessuna orma è riconducibile al periodo geologico di quelle appena scoperte.»

Lo studio di un'impronta permette di risalire a molte caratteristiche dell'essere che l'ha prodotta

Se confermata da ulteriori studi, e da altri ritrovamenti nella prossima campagna di scavi, la sequenza emersa in Dancalia potrà raccontare molte cose dell’Homo erectus.

Perché si dibatte ancora molto sulla possibilità che questa specie sia nata in Africa, come altre specie di ominidi, oppure sia arrivata dall’Asia (la denominazione Erectus è comunemente usata per i reperti asiatici). I nuovi ritrovamenti potranno dunque aiutare a capire se Homo erectus e Homo ergaster (denominazione comunemente riservata alle popolazioni che vivevano in Africa) siano la stessa specie oppure no.

Le impronte identificate presentano anche una generale somiglianza con quelle dell’uomo moderno e potrebbero quindi dare importanti indicazioni riguardo l’anatomia del piede e la locomozione di quei nostri lontani antenati. Inoltre le orme possono dare informazioni uniche (non ricavabili da altri tipi di reperti, come ossa o denti) sulla statura, la massa corporea e il sistema dell'apparato locomotore, compresi andatura e velocità del passo.

Le molteplici impornte © Università la Sapienza Roma

Il lago e le antilopi. Le impronte scoperte ad Aalad-Amo sono conservate in rocce che ci raccontano di un sedimento fatto di sabbia ricca di limo, indurita, che è stata in parte esposta a inondazioni, ed è quindi probabile che un tempo doveva esserci un lago circondato da praterie.

L’area sulla quale sono state trovate le impronte è piccola, appena 26 m quadrati, e presenta tracce di più individui orientate in direzione nord-sud, allineate ad altre lasciate da antilopi estinte.

Il gruppo di Paleontologi che hanno portato alla luce le impronte © Università la Sapienza Roma

«Le recenti scoperte suggeriscono la necessità di ulteriori indagini e scavi, perché a causa della natura effimera dei sedimenti soffici, le superfici a impronte tendono ad alterarsi ed erodersi rapidamente», sottolinea Alfredo Coppa.

«L’area dello scavo è infatti caratterizzata da una lunga successione di strati geologici che coprono diverse centinaia di migliaia di anni e mostra caratteristiche idonee alla preservazione sia di resti scheletrici sia di superfici fossili. Durante l’ultima campagna sono emersi ulteriori frammenti fossili umani da due differenti siti, tanto che possiamo considerare di aver scoperto finora le tracce di almeno 5 o 6 individui.»

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16 giugno 2016 Luigi Bignami
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