È stata scoperta in Arabia Saudita una pietra di basalto raffigurante Nabonedo, l'ultimo re di Babilonia, con in mano uno scettro: l'incisione, che risale al VI secolo a.C., contiene anche un testo di 26 righe in scrittura cuneiforme, il più lungo mai ritrovato fino ad oggi. Secondo gli studiosi la scoperta potrebbe gettare luce sulla storia della Penisola Araba e sui legami dei suoi antichi abitanti con la vicina Mesopotamia.
Simboli. Oltre al re, sulla pietra sono raffigurati quattro simboli: la luna crescente, il sole, un serpente e un fiore. Secondo alcune interpretazioni, questi simboli raffigurerebbero delle divinità adorate in Mesopotamia: in particolare il fiore sarebbe la stella di Ishtar, il disco alato rappresenterebbe il dio del sole Shamash, e la falce crescente il dio della luna Sin.
Passato misterioso. Non è la prima volta che i ricercatori trovano delle iscrizioni e degli obelischi che menzionano il re Nabonedo, che regnò su Babilonia dal 556 al 539 a.C (impero neo-babilonese). Tuttavia la storia del sovrano è avvolta nel mistero: quando salì al trono, conquistò alcune zone dell'attuale Arabia Saudita. Quattro anni dopo, nominò il figlio Belshazzar coreggente e si esiliò nella città di Tayma, dove rimase fino al 543 a.C.
Gli storici non conoscono il motivo di questo auto-esilio, ma secondo alcuni potrebbe essere stato causato da un colpo di Stato. Secondo altri, Nabonide avrebbe cercato di effettuare dei cambi nella gerarchia religiosa che non sarebbero piaciuti al clero e alla nobilità, dichiarando il dio della Luna superiore alle altre divinità. Molti dettagli della vita e il regno dell'ultimo re di Babilonia rimangono ignoti, tra cui il suo destino dopo la caduta dell'impero: secondo l'Enciclopedia Britannica, il sovrano venne catturato da uno dei generali di Cipro e – ancora una volta – esiliato.