Oltre 30 tatuaggi eseguiti in tempi diversi, e in punti particolarmente sensibili: è il repertorio di immagini rinvenuto, grazie a moderne tecniche di analisi all'infrarosso, sulla mummia di una donna egizia tra il 1300 e il 1070 a.C.
Il reperto è il primo resto umano dell'Egitto dinastico a presentare tatuaggi di forma riconoscibile, o almeno il primo in cui siamo riusciti a osservarli. Finora sono state trovate poche mummie tatuate, e per lo più con simboli stilizzati, come linee o puntini.
Io ti vedo. Anne Austin, bioarcheologa dell'università di Stanford (California), si è accorta dei tatuaggi mentre esaminava le mummie dell'Istituto francese di Archeologia Orientale, che conduce le sue ricerche a Deir el-Medina, un villaggio anticamente abitato dagli artigiani che lavoravano alle tombe della vicina Valle dei Re. «Da qualunque parte si guardi questa donna, si trova un paio di occhi divini che ti osservano», ha detto presentando i risultati del suo studio davanti all'American Association of Physical Anthropologists.
Un intero bestiario. I disegni in questione replicano svariate volte l'Occhio di Horus, simbolo di prosperità, potere e salute presso gli antichi Egizi; la mummia li presenta su collo, spalle e schiena, ed erano forse una protezione contro gli spiriti maligni; ma mostra anche fiori di loto sulle anche, mucche (associate alla dea Hathor, tra le principali nella religione egizia) sulle braccia e babbuini sul collo. Altri simboli sulla gola e sulle braccia dovevano conferire alla donna "poteri" sacri, mentre cantava o eseguiva rituali per Hathor.
Un ruolo importante. L'ipotesi è che i disegni, alcuni dei quali troppo nascosti alla vista per avere scopo decorativo, servissero ad annunciare o celebrare l'importanza della donna, forse una sacerdotessa, o la sua devozione. Alcuni tatuaggi sono più sbiaditi e antichi di altri: segno che il suo prestigio dovette crescere con il tempo. Se la donna accettò di sottoporsi così tante volte a lunghe e dolorose sedute dal tatuatore, lo scopo e l'importanza di quei simboli dovevano essere universalmente riconosciuti.