Il 5 maggio 1920 Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, emigrati italiani negli Stati Uniti e attivisti anarchici, vennero arrestati per l'omicidio di due uomini durante una rapina. Inizia un caso giudiziario che si trascina fino al 1927, quando verrà eseguita la condanna a morte, accompagnata da proteste in tutto il mondo. Vediamo cosa ha portato sulla sedia elettrica i due italiani, riconosciuti poi innocenti, attraverso l'articolo "Condanna politica" di Roberto Festorazzi, tratto dagli archivi di Focus Storia.
Giustizia tardiva. L'esecuzione avvenne il 23 agosto 1927 e suscitò un'ondata di emozione in tutto il mondo, tanto da rappresentare un caso giudiziario tra i più controversi della Storia. Soltanto mezzo secolo più tardi, nel 1977, il governatore del Massachusetts (lo Stato dove si erano svolti i fatti), Michael Dukakis, proclamò la piena "riabilitazione morale" dei due italiani e definì il processo che li condannò "viziato da pregiudizi contro gli stranieri e i dissidenti".
Il pronunciamento di Dukakis, in seguito sfidante democratico di George Bush alle elezioni presidenziali del 1988, valse a riscattare gli Usa da un'onta tremenda, confermando così che un Paese libero, per dimostrarsi tale, deve sapere ammettere i propri peggiori errori.
Da Nord e da Sud. Vanzetti, di origini piemontesi, era fisicamente corpulento e aveva due folti e spioventi baffi neri che lo rendevano inconfondibile. Svolgeva il mestiere di pescivendolo. Quanto a Sacco, proveniva dalla Puglia e si guadagnava da vivere come calzolaio. Il loro calvario cominciò il 5 maggio 1920, quando entrambi vennero arrestati, perché ritenuti responsabili di una sanguinosa rapina, avvenuta tre settimane prima a South Baintree, nel Massachusetts. L'assalto costò la vita al cassiere di un calzaturificio e alla sua guardia armata. I due stavano trasportando una grossa somma in denaro che avrebbe dovuto essere impiegata per le paghe dei lavoratori.
Pregiudizi. Sacco e Vanzetti vennero accusati anche di un'altra azione a mano armata, questa volta sventata, avvenuta alcuni mesi prima. Era la vigilia di Natale del 1919. Scena del crimine: un villaggio della contea di Plymouth, Bridgewater, a poche decine di chilometri di distanza da South Baintree. Subito dopo i due episodi la polizia si preoccupò di trovare persone che potessero identificare i due sospettati. I testimoni furono dunque condotti per i sopralluoghi a Bridgewater e South Baintree, ma benché adeguatamente "imbeccati" non riconobbero in Nicola Sacco uno degli autori della fallita rapina del 24 dicembre 1919. Così, a conclusione del primo processo, celebrato nelle aule del tribunale di Dedham, solo Vanzetti venne giudicato colpevole e condannato a 15 anni di reclusione.
Capri espiatori. L'America era in preda all'isteria e l'opinione pubblica "wasp" (white, anglo-saxon, protestant), formata dai benpensanti eredi dei colonizzatori anglosassoni, reclamava severe punizioni contro gli agitatori europei che, dicevano loro, avevano portato il caos ideologico e la violenza nel Paese. Chi meglio di due immigrati anarchici italiani poteva servire da capro espiatorio?
Protagonisti della battaglia giudiziaria furono il presidente del tribunale di Dedham, Webster Thayer, e il pubblico accusatore, Frederick Katzman. Il giudice Thayer, che puntava alla carica di governatore del Massachusetts, si mostrò ostile agli imputati durante tutto il corso delle udienze che presiedette. Da parte sua, anche Katzman utilizzò le sue arringhe quale trampolino di lancio per il posto di procuratore generale dello Stato.
Sentenza già scritta. Il secondo processo, quello per la cruenta rapina di South Baintree, cominciò il 31 maggio 1921. Benché la difesa si adoperasse in ogni modo per dimostrare che le testimonianze dell'accusa facevano acqua da tutte le parti, Thayer e Katzman parevano tenere in pugno le sorti del procedimento. La sentenza era già scritta: nonostante la mobilitazione internazionale a favore di Sacco e Vanzetti i due furono condannati a morte il 14 luglio 1921.
Il triste epilogo. La sentenza di condanna fu confermata, nell'ultimo grado di giudizio, il 9 aprile 1927. Eppure, nel frattempo, si era verificata una novità clamorosa, che avrebbe dovuto aprire gli occhi alle autorità e cambiare la sorte dei due uomini. Nel novembre del 1925, Celestino Madeiros, detenuto nel carcere di Dedham con l'accusa di rapina, fece giungere a Sacco una lettera nella quale confessava di aver partecipato all'assalto di South Baintree, discolpando così gli italiani. Neppure quest'ammissione di colpa servì a modificare la granitica volontà punitiva del giudice Thayer, il quale la respinse senz'appello, definendola "del tutto priva di fondamento e indegna di fiducia".
Condanna definitiva. Dopo che il tribunale di Dedham ebbe giudicato definitivamente colpevole la coppia di anarchici, l'avvocato William Thompson, del collegio della difesa, tentò l'ultima carta: si rivolse al governatore del Massachusetts, Alvan T. Fuller, affinché esaminasse i verbali del processo. Fuller lesse migliaia di pagine, ma non vi ricavò alcun appiglio per annullare la sentenza di morte. Il mondo restò con il fiato sospeso.
Si mosse persino Mussolini: "Il popolo deve sapere che il suo capo non è insensibile alla sofferenza di un italiano, ovunque si trovi e chiunque egli sia". Ma fu tutto inutile, pochi minuti dopo la mezzanotte del 23 agosto 1927, Sacco fu il primo a essere legato alla sedia elettrica.
Poi fu la volta di Vanzetti.
Questo articolo è tratto da Focus Storia. Perché non ti abboni?