Ruanda, 1994: dal 7 aprile al 4 luglio nel piccolo Paese dell'Africa orientale, quasi un milione di persone furono massacrate a colpi di machete, mazze chiodate e armi da fuoco. Alla "Voce di Focus Storia", il podcast della rivista Focus Storia, parla Honorine Mujyambere (presidente di Ibuka Italia), sopravvissuta a quel massacro. Il genocidio del Ruanda è una delle pagine più drammatiche della storia dell'umanità.
Recentemente si è tornati a parlare del Ruanda, in seguito all'arresto di uno dei fuggitivi più ricercati del mondo: Félicien Kabuga, sulla cui testa pendeva una taglia da 5 milioni di dollari, è stato arrestato il 16 maggio scorso in Francia, 26 anni dopo i crimini commessi in Ruanda. Il facoltoso imprenditore hutu svolse infatti un ruolo centrale nella pianificazione del genocidio, armando gli hutu e finanziando il genocidio dei tutsi.
Ventisei anni fa, in 104 giorni nel "Paese delle mille colline" gli estremisti hutu – l'etnia più numerosa e dedita all'agricoltura - scatenarono un'ondata di massacri contro i tutsi (allevatori-guerrieri) e anche contro gli hutu moderati. Tra Ruanda e Burundi, gli hutu sono circa l'85% della popolazione, mentre i tutsi solo il 14%. I rapporti tra le due etnie sono stati complicati anche dalla presenza coloniale belga sul territorio e dall'influenza che questa ha avuto nella formazione dei diversi governi.
La "Voce di Focus Storia" è il podcast della rivista Focus Storia ed è a cura di Francesco De Leo. Il montaggio è di Silvio Farina.
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