Storia

Roma, crocevia di popoli

Un vasto studio genetico ha ricostruito le ascendenze genetiche degli abitanti della zona di Roma dalla preistoria al Medioevo: fin dai tempi più antichi la città è stata polo di attrazione per popolazioni del Mediterraneo e poi dell'Europa.

Roma è stata per millenni un crocevia di popoli, un polo d'attrazione per migrazioni da tutti i punti cardinali, un luogo di incontro e di scambio, di inclusione della diversità. Che tutte le strade portino a Roma lo afferma il detto, e lo sostengono gli storici. Ora a confermarlo è anche un importante studio che ha ricostruito la genetica della popolazione di Roma e dei suoi dintorni in un arco di tempo di 12 mila anni: dall'età in cui gli abitanti dell'area vivevano di caccia e di raccolta fino alla caduta dell'Impero romano e l'inizio dell'"età di mezzo".

Roma: calderone genetico per 12.000 anni
Tomba 2A: i resti di uno degli individui su cuisono stati condotti gli studi. © Mauro Rubini, Servizio di Antropologia, SABAP-LAZ, Roma Italia

La ricerca, che si è guadagnata la copertina della rivista Science, dove campeggia l'immagine del Colosseo, fornisce uno spaccato (testimoniato dalle tracce nei geni) degli incontri tra popolazioni che si sono realizzati in quest'area ristretta ma fondamentale per la storia della civiltà occidentale.

A caccia di DNA. Un team internazionale composto da genetisti, informatici, antropologi, archeologi e storici, coordinato da ricercatori dell'Università di Stanford, di Vienna e della Sapienza di Roma, ha condotto lo studio analizzando e confrontando 127 genomi prelevati in 29 siti archeologici di Roma e dintorni di epoche diverse, dalla preistoria all'età moderna. I campioni sono stati ricavati dai resti ossei di vari individui, da cui è stato estratto il DNA e "letto" il genoma.

Incontri e incroci. I più antichi reperti studiati provengono dalla Grotta Continenza (Trasacco-AQ), un sito archeologico nell'Appenino, e risalgono a 9-11 mila anni fa. Le caratteristiche genetiche, e quindi l'origine degli individui cui appartenevano, sono le stesse dei cacciatori-raccoglitori dello stesso periodo di altre parti d'Italia e d'Europa: denotano uno scarso mescolamento con gruppi diversi.

Il primo maggiore cambiamento si ha nell'Età neolitica, che coincide con l'introduzione dell'agricoltura e dell'allevamento degli animali, circa 8 mila anni fa. Al contrario di quanto osservato nelle popolazioni della stessa epoca in altre parti d'Europa, tra questi primi contadini dell'Italia centrale cominciano ad apparire individui di origine mediorientale, provenienti dalla Turchia e dalla Grecia, con antenati a loro volta risalenti fino all'Iran. Un secondo mescolamento si verifica più avanti, durante l'Età del bronzo e oltre, tra 5 mila e tremila anni fa: a quel punto compaiono geni di popolazioni provenienti dall'Asia, probabilmente portate dalle migrazioni di popolazioni dalle steppe ucraine.

Roma: calderone genetico per 12.000 anni
Sarcofago in marmo trovato nella necropoli. © Luca Bondioli, Laboratorio di Antropologia, Museo delle Civiltà, Roma Italia

Roma, città mediterranea. Già dalle sue origini, quando da una delle tante piccole città-stato della penisola Roma diventa, nel volgere di pochi secoli, la più grande metropoli dell'antichità, la popolazione comincia a essere ancora più varia e mista, "mediterranea", con influssi da varie regioni e già molto simile a quella moderna.

In Età imperiale, Roma aveva ormai un milione di abitanti.

Con l'espansione dell'Impero romano si assiste un influsso ancora più tumultuoso di popolazioni dal Mediterraneo orientale e dal vicino Oriente, mentre non ci sono quasi tracce di antenati provenienti dall'Europa occidentale. «I dati genetici forniscono un forte supporto all'idea che in questo periodo i traffici marittimi, con il loro flusso di persone, siano stati più importanti dei commerci terrestri» osserva Alfredo Coppa, professore di antropologia fisica de La Sapienza Università di Roma, e uno dei principali firmatari dello studio. La popolazione della Roma dell'epoca era fortemente sovrapponibile a quelle mediterranee di oggi, Greci, Maltesi, Ciprioti, Siriani.

Roma: calderone genetico per 12.000 anni
Mosaico di fronte a una tomba monumentale che mostra il faro di Portus e due navi commerciali. L'iscrizione in greco antico recita "strada per riposare". © Luca Bondioli, Laboratorio di Antropologia, Museo delle Civiltà, Roma Italia

Le aree orientali del Mediterraneo erano già a quell'epoca fortemente popolate, al contrario di quelle occidentali, che oltre a essere meno abitate avevano avuto con Roma più scontri e battaglie che interazioni pacifiche e scambi commerciali. Questo influsso dall'est testimoniato dai geni va di pari passo con i dati storici e archeologici: a Roma, dopo il latino, le iscrizioni più frequenti erano in greco, ma si usava anche l'ebraico e l'aramaico. E i luoghi di nascita riportati nelle sepolture, come la necropoli di Isola Sacra da cui sono stati ricavati alcuni dei genomi analizzati per il periodo, indicano che gli immigrati provenivano spesso da oriente.

Da occidente. Le cose cambiano ancora con la scissione dell'Impero in Oriente e Occidente, e il trasferimento della capitale a Bisanzio (poi Costantinopoli). A questo punto, da Roma sparisce nettamente il flusso di gente dall'Est e inizia il mescolamento con le popolazioni dell'Europa occidentale, con le quali fino ad allora i contatti erano stati molto minori. Può darsi che in quest'epoca tutto il movimento di persone e di merci prima diretto a Roma fosse stato dirottato sulla capitale orientale.

Intanto, con l'arrivo delle popolazioni dall'Europa centrale, Visigoti e Vandali, e poi i Longobardi, inizia ad apparire un nuovo influsso di geni. A questo punto il mix di discendenze a Roma è più vario che mai, e tale resterà nel resto della Storia, con l'apporto ancora dei geni di altre popolazioni, Sassoni dall'Inghilterra, Vichinghi dalla Svezia ... È nei libri di storia, ma lo racconta anche il DNA.

Roma: calderone genetico per 12.000 anni
Dettagli delle tombe monumentali. © Luca Bondioli, Laboratorio di Antropologia, Museo delle Civiltà, Roma Italia

Genetica e storia. Oltre a fornire importanti dati fattuali sulla storia e il popolamento di Roma, lo studio è importante anche per un altro motivo. «Per lungo tempo - spiega Coppa - l'analisi del DNA antico è stata fatta principalmente su popolazioni preistoriche, come i Neanderthal, per motivi soprattutto pratici.

Il fatto che avessero vissuto in periodi freddi ha facilitato la conservazione del DNA, e in più si tratta di genomi abbastanza "diversi" dal nostro da rendere meno pressante il problema dell'inquinamento, ovvero di confondere il DNA antico con quello moderno di chi aveva maneggiato i reperti».

Con il miglioramento delle tecniche di analisi, da alcuni anni è diventato possibile studiare con molta più attendibilità anche il DNA di popolazioni storiche, così da analizzare i mescolamenti e gli incroci che si sono realizzati in tempi molto più recenti. «Il prossimo passo - dice Coppa - sarà studiare i genomi delle popolazioni italiche, per vedere che rapporti avevano con i romani». Sempre di più, quindi, la genetica aiuta a comprendere il passato e quello che siamo oggi.

7 novembre 2019 Chiara Palmerini
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