Mentre il governo pensa a un nuovo liceo, interamente dedicato all'italianità, dove, insieme a italiano, matematica, filosofia, chimica e storia si studieranno anche marketing, gestione delle imprese nostrane, modelli di business della moda, dell'arte e dell'alimentazione, scopriamo quando è nato il liceo attraverso l'articolo "Da Napoleone al made in Italy" di Biagio Picardi, tratto dagli archivi di Focus Storia.
LETTERE E ARMI. Tutto cominciò il 1° maggio 1802 quando Bonaparte, con la legge "dell'11 fiorile dell'anno X", riorganizzò l'istruzione, che doveva essere statale, laica e divisa in tre ordini: scuole primarie, ginnasi e licei, università. L'articolo 9 recitava: "Saranno creati dei licei per l'insegnamento delle lettere e delle scienze", ma anche, nei sette anni di corso, di retorica, fisica, morale, logica, botanica, latino e greco.
Reclusi, ma laici. Tra gli insegnanti non c'era più spazio per i religiosi e ogni istituto aveva il suo responsabile delle buone maniere e quello delle questioni economiche, entrambi scelti da Napoleone. Gli studenti vivevano in collegio, inquadrati in ordinamenti paramilitari che li obbligavano, tra una lezione e l'altra, a esercitazioni belliche comandate da alunni-sergenti.
Non per tutti. Il lycée nelle intenzioni doveva favorire la mobilità sociale, ma di fatto era frequentato solo dall'alta borghesia, dai figli dei burocrati e dei graduati dell'esercito. Il loro obiettivo, superato l'impegnativo esame finale, non era lavorare ma andare all'università e poi comandare.
ANCHE DA NOI. In Italia il liceo fu istituito da Bonaparte con la legge n. 75 del 4 settembre 1802 e affiancò il ginnasio risalente al Settecento asburgico di Maria Teresa d'Austria. Bisognò aspettare però sei anni e il Piano d'istruzione generale affinché la nuova scuola si affermasse. Nel 1807, il liceo divenne "nazionale" e i suoi insegnanti furono chiamati professori e non maestri, avvicinandoli allo status dei docenti universitari. Il Regolamento organico pe' i Licei, infine, distingueva tra "Licei nazionali senza convitto d'allievi" e "Licei aventi convitto d'allievi", cioè con collegio annesso.
Futura classe dirigente. Come in Francia, il fine era formare i futuri dirigenti; c'erano corsi di fisica, chimica, agronomia e botanica, ma dominavano le materie umanistiche e le esercitazioni militari, guidate da veterani dell'esercito. La situazione cambiò dal 1814 quando, sconfitto Napoleone, gli austriaci tornarono in Lombardia per dar vita alla Restaurazione anche nell'insegnamento: introdussero il Codice ginnasiale e al liceo diedero un carattere più pratico. Furono aboliti il diritto e la botanica mentre un ruolo più centrale l'assunse la matematica, considerata la base di ogni sapere.
Inoltre Ferdinando I lo rese accessibile anche ai figli della media e piccola borghesia, formate da commercianti e artigiani.
ARRIVA IL GINNASIO. Un nuovo importante capitolo nella storia del liceo italiano lo scrisse nel 1859 il ministro della Pubblica istruzione del Regno di Sardegna Gabrio Casati. Con la legge che porta il suo nome introdusse il ginnasio-liceo e ne fece il cardine della scuola secondaria: dopo quattro anni di elementari, era previsto un piano quinquennale incentrato su lingua italiana, latino, greco, aritmetica e storia e un secondo triennio che aggiungeva filosofia, fisica e storia naturale. Erano passati sessant'anni, ma gli obiettivi del liceo restavano l'università e la formazione dei dirigenti, mentre gli istituti tecnici e magistrali (anch'essi una novità) erano destinati ai ceti inferiori. E alle ragazze.
Non è una scuola per femmine. Non c'era un divieto formale all'iscrizione delle donne al liceo, ma le consuetudini praticamente imponevano che per "futura classe dirigente" s'intendessero i maschi. In generale, nemmeno tra i ragazzi il ginnasio-liceo raccolse proseliti, perché considerato, specie dai pratici genitori borghesi, poco utile per trovare subito un lavoro.
La scuola riformata. L'eterno dibattito su una possibile riforma della scuola superiore iniziò allora e proseguì nel nuovo secolo. Nel 1906 fu istituita una commissione reale per provare a modernizzare lezioni e corsi di studi. Si pensò a un ginnasio triennale e a tre licei quinquennali: classico, scientifico e moderno, ma solo quest'ultimo trovò concreta applicazione grazie alla legge 860/1911 del ministro Luigi Credaro.
Rispetto al vecchio liceo classico (che cominciò allora a chiamarsi così), nei tre anni di "specializzazione" si studiava meno latino e il greco scompariva, sostituito da una seconda lingua straniera (inglese o tedesco) da aggiungere al francese, e c'era maggiore attenzione alle materie scientifiche oltre che al diritto, all'economia e all'educazione fisica. Ma anche questo esperimento fallì: attivato soltanto in 8 province, il liceo moderno chiuse i battenti dopo 12 anni, soppiantato dal nuovo scientifico.
LO SCIENTIFICO. L'idea di un liceo scientifico proposta senza successo dalla commissione reale fu ripresa, ma stravolta, nel 1923 dal ministro della Pubblica istruzione Giovanni Gentile. La famosa (o famigerata, per molti) "riforma Gentile" accentuò la connotazione aristocratica del liceo, trasformando le scuole tecniche in istituti di avviamento professionale e introducendo tre nuovi corsi di studi: lo scientifico, appunto, il discusso liceo femminile e quello artistico. Né il primo né il terzo erano finalizzati al lavoro.
Lo scientifico, per di più, durava solo quattro anni e, nonostante il nome, puntava tutto sul latino e sull'italiano senza peraltro permettere l'accesso alle facoltà di Lettere e filosofia o Giurisprudenza.
Duello classico-scientifico. Le iscrizioni furono per questo scarse fino al 1940, quando la riforma Bottai, istituendo la scuola media triennale, permise agli aspiranti liceali di accedere direttamente al loro istituto preferito, scientifico compreso. Soltanto nel 1969, quando caddero le limitazioni di accesso alle facoltà, le iscrizioni allo scientifico aumentarono vertiginosamente, dando il via al lungo duello con il classico per lo scettro di scuola superiore più ambita d'Italia.
Scuole sperimentali. A disturbare questa sfida, oltre all'artistico riveduto e corretto, negli anni si inserirono il linguistico, istituito nel 1973 (con tre lingue straniere oltre al latino) e i tanti licei sperimentali nati dal 1968 in poi (biologico-sanitario e il fisicoinformatico…). Nel 1992 il cosiddetto "progetto Brocca", chiamato così dal cognome del sottosegretario alla Pubblica istruzione coordinatore della commissione istituita nel 1988 per rispondere alle nuove esigenze formative, diede vita a una lunga serie di indirizzi specialistici: economico o elettronico, agroindustriale o biologico, tessile e delle costruzioni.
Per insegnare. Molte di queste scuole nascevano dalle ceneri delle magistrali: il socio-psico-pedagogico o quello della formazione, il pedagogicosociale e il liceo delle scienze sociali. Quinquennali, davano accesso all'università senza l'anno integrativo (magistero) necessario fino ad allora per maestri e maestre.
Musica e danza. In attesa del liceo del Made in Italy, vale la più recente delle tante riforme, quella della ministra Gelmini, datata 2010, che ha accorpato quattro ex magistrali nel liceo delle scienze umane, aggiunto all'artistico l'arte multimediale e la scenografia e creato il liceo musicale-coreutico, indirizzato, nelle parole del ministero, «all'apprendimento tecnico-pratico della musica e della danza e allo studio del loro ruolo nella storia e nella cultura».
Questo articolo è tratto da Focus Storia. Perché non ti abboni?