Quando fu proclamata la Repubblica di Weimar la Germania era in ginocchio: vediamo come il Paese divenne il cuore (e poi il problema) dell'Europa, con l'ascesa di Hitler e l'affermarsi del nazismo, attraverso l'articolo "Mal di Germania" di Federica Ceccherini, tratto dagli archivi di Focus Storia.
Tempi bui. Nel mondo di ieri c'erano uno Stato funzionante e una moneta solida, i padri lasciavano eredità sicure ai figli, i giovani e le famiglie potevano pianificare il loro futuro. Poi la classe media è andata via via impoverendosi, le istituzioni si sono indebolite e il denaro si è inflazionato, ha perso potere d'acquisto ed è divenuto carta straccia. Non è l'Italia di oggi, ma la Germania di un secolo fa.
Addio impero. Era l'ottobre del 1918 e la Prima guerra mondiale era a un passo dalla fine. Ma l'alto comando della marina, senza consultarsi con il governo, decise di far uscire ugualmente la flotta d'alto mare (la Hochseeflotte), di base nella città di Wilhelmshaven, per un ultimo disperato tentativo di attaccare la Royal Navy inglese.
Praticamente un suicidio. I marinai quindi si rifiutarono di partire, ammutinandosi. L'insubordinazione dei marinai di Wilhelmshaven innescò la miccia, dopo poco anche i marinai di Kiel si ammutinarono e alle proteste dei militari si unirono gli operai. Seguirono tumulti in gran parte del Paese, tanto che il 9 novembre il Kaiser Guglielmo II fu costretto ad abdicare.
Tempo di rivolte. Lo stesso giorno il deputato socialdemocratico Philipp Scheidemann proclamò la repubblica affacciandosi da una delle finestre del Reichstag (il parlamento a Berlino), di cui divenne in seguito il primo cancelliere. Sempre a Berlino, poche ore dopo, gli estremisti di sinistra, gli Spartachisti, guidati da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, proclamarono la Repubblica socialista.
In cerca di stabilità. Mentre a Monaco erano stati eletti consigli di operai e soldati, sul modello dei soviet bolscevichi del 1917, facendo fuggire il sovrano di Baviera, Ludovico III. Il clima era incandescente e il pericolo che le rivolte si trasformassero in una rivoluzione bolscevica in stile russo preoccupava le classi medie e i politici, così i socialdemocatrici si riuniro riunirono a Weimar (Berlino era troppo pericolosa) per stilare il nuovo statuto della Repubblica e dare alla Germania un governo stabile.
Benvenuta repubblica. L'atto di nascita della Repubblica di Weimar fu però il gennaio del 1919. Mentre i Freikorps, le truppe irregolari formate dai nazionalisti, cercavano di ristabilire l'ordine nelle città ribelli, il segretario dell'Spd Friedrich Ebert indisse le elezioni per un'Assemblea Costituente divenendo lui stesso il primo presidente della neonata repubblica.
Il primo esperimento di democrazia della Germania però durò meno di 15 anni. Per anni gli storici si sono interrogati sui motivi di questo fallimento della democrazia e sembrano essere tutti concordi nell'imputare al meccanismo istituzionale la maggior parte delle colpe.
Ingovernabilità. Era infatti un sistema che portava spesso alla paralisi e all'ingovernabilità. Nell'elezione del Reichstag non era previsto alcun premio di maggioranza e la legge elettorale proporzionale era applicata alla lettera: i seggi erano ripartiti in base alle percentuali di voti conseguite. In più, non esisteva uno sbarramento per i piccoli partiti, il che portò alla proliferazione di questi ultimi e di fatto alla difficoltà di costituire una maggioranza solida capace di governare. Molti problemi erano dovuti alle opposizioni, in parlamento e nelle piazze, di comunisti e nazionalisti. Ma era lontano dai palazzi del potere che si giocava la partita più importante.
Un Paese in ginocchio. Nel 1923-24 i disoccupati tedeschi erano più di due milioni e mezzo e l'economia era al collasso. Dopo la guerra, la produzione di carbone era diminuita del 26% e del 75% quella di ferro. Senza considerare il disastro nei trasporti: erano perduti tutti i mercantili di grande stazza e migliaia di locomotive e vagoni ferroviari.
Riparazioni di guerra. La Germania non era più competitiva sui mercati e, come se non bastasse, era piegata dai debiti contratti per lo sforzo bellico e dalle pesantissime riparazioni chieste dai vincitori per i danni provocati dall'aggressione tedesca, considerata unica responsabile della guerra. La richiesta era di 132 miliardi di marchi. I versamenti sarebbero dovuti andare avanti fino al 1988 se Hitler non li avesse sospesi durante il suo cancellierato. Per pagare i debiti il governo fece stampare enormi quantità di banconote. Così, le quotazioni del marco negli Anni '20 cominciarono a precipitare rispetto al dollaro: nel 1914 un dollaro valeva circa 4 marchi, nel 1923 il cambio era a 11 zeri (4.200 miliardi).
Inflazione alle stelle. Questo ebbe un effetto psicologico devastante sulla popolazione, poiché l'inflazione aveva toccato sia gli alti funzionari sia gli operai, e tutti imputavano al governo la responsabilità della precaria situazione e si sentivano privati non solo di un futuro ma anche di un presente, molti temevano di morire di fame e di non avere più carbone per scaldarsi nel freddo inverno tedesco. La maggior parte dei tedeschi abitava ancora in villaggi o piccole città e solo il 30 per cento della popolazione totale (60 milioni) viveva nelle grandi città, come Berlino, Amburgo e Monaco di Baviera.
Anni ruggenti. Eppure, nonostante le difficoltà economiche, la società tedesca stava cambiando, come e forse più delle altre nazioni europee. Fu un'epoca di rivoluzione nei costumi, soprattutto femminili, improntati a un'inedita emancipazione. E grandi idee invadevano la vivacissima Berlino, dove vennero ricostruiti interi quartieri in base a innovativi criteri urbanistici, ancora oggi presi a modello. Forse per questo l'immagine di una Germania laboriosa e positiva mantenne il sopravvento su quella di nazione triste, sconsolata e perdente, tanto che qualche intellettuale straniero la definì il Paese il più stimolante d'Europa.
Nuova moneta. Nel 1923 ci fu una piccola ripresa, con l'introduzione di una nuova moneta, il Rentermark, che fece diminuire l'inflazione: l'economia sembrò migliorare. Seppur fiaccati dalle preoccupazioni e dai debiti, i tedeschi avevano tenuto duro e alla fine degli Anni '20 erano state ricostruite la flotta mercantile e la rete ferroviaria e le esportazioni erano addirittura aumentate rispetto all'anteguerra. La produzione industriale cominciò a diventare competitiva per merito della manodopera altamente specializzata e dell'ammodernamento dei metodi di produzione.
Nel 1930, tuttavia, nonostante la ripresa economica e sociale, la repubblica cominciava a mostrare segni di forte indebolimento: in poco più di 10 anni si erano avvicendati al potere 11 diversi cancellieri e si erano svolte 5 elezioni per il rinnovo del Reichstag, i cui membri venivano rieletti ogni qual volta (cioè molto spesso) ci si trovava in una situazione di ingovernabilità.
Riforme economiche. Il baratro, per Weimar, si aprì quando divenne cancelliere l'esperto di finanza Heinrich Brüning, che tra i suoi obiettivi aveva quello di contrastare con il rigore di misure, anche impopolari, una nuova crisi economica dovuta alla Grande Depressione americana. Propose un decreto per il risanamento che il Reichstag non approvò, così il presidente Hindenburg usò i poteri straordinari che gli conferiva la Costituzione e sciolse il parlamento. Decisione che influenzò la storia a venire.
Il nuovo protagonista. Nelle elezioni per il nuovo Reichstag che si tennero il 14 settembre 1930, ci fu una novità importante: il partito nazionalsocialista prese il 18,3% passando dai 12 deputati del 1928 a 170. Hitler e i nazisti avevano cominciato negli Anni '20 a cavalcare il malcontento delle masse rispetto alla questione delle riparazioni di guerra, che gravavano sulla popolazione che quella guerra non l'aveva voluta e, cosa ancora più grave, sulle generazioni future.
Nel baratro del nazismo. Grazie ai proseliti fatti nelle università, nelle piazze e nei piccoli centri rurali il partito di Hitler aveva cominciato ad acquisire consensi e ora se la giocava all'interno del recinto istituzionale, pur contribuendo a costruire un clima di terrore e violenza fuori dal Palazzo.
Dopo il fallimento del putsch di Monaco nel 1923, Hitler aveva deciso che avrebbe preso il potere in modo legale. E così fu. Alle elezioni del 1932 ci fu il sorpasso: i nazisti superarono i socialdemocratici in Parlamento. Da quel momento Hitler, nominato cancelliere nel gennaio 1933, avrebbe iniziato a smantellare quel che restava della democrazia.
Questo articolo è tratto da Focus Storia. Perché non ti abboni?