C’è voluta un’italiana, Alba Fedeli, ricercatrice presso l’Università di Birmingham, per portare alla luce un antico documento, scritto su pelle di pecora o di capra, che potrebbe essere la più antica trascrizione del Corano.
In base alla datazione potrebbe essere stato scritto quando il Profeta Maometto era ancora in vita. Un documento di inestimabile valore, dunque, rimasto nascosto per secoli nella biblioteca dell’università dove lavora e studia Fedeli. La ricercatrice, laureata all’Università Cattolica di Milano, stava conducendo ricerche per il suo dottorato, quando la sua attenzione è stata catturata da due pagine particolarmente "belle" inserite in una copia del Corano relativamente recente.


La sorpresa. I due fogli hanno incuriosito Fedeli perché già a prima vista sembravano più vecchi del libro che li conteneva. Così ha chiesto la loro datazione con l’analisi al Carbonio-14. Risultato: il manoscritto venne lavorato tra il 568 e il 645 dopo Cristo. Se così fosse ci sono alte probabilità che esso sia coevo di Maometto, il quale morì nel 632 - mentre le rivelazioni iniziarono dal 610.
Isa Waley, esperta della British Library Muhammad, ha poi dichiarato che «il testo è scritto in hijazi, un’antica forma dell’arabo, e mostra una calligrafia di alta qualità». Il frammento è parte della Collezione Mingana, che conta oltre 3.000 documenti raccolti da Alphonse Mingana attorno al 1920.