Il 14 settembre è mancato Raymond Zreick. Per più di 15 anni è stato una delle "colonne" di Focus.it. Raymond era nato ad Alessandria d'Egitto nel 1954 da una famiglia di origine libanese. Esperto di tecnologia, ambiente ed energia - dal nucleare alle alternative -, appassionato di fisica e matematica, era entrato nella famiglia di Focus nel 2007 per dedicarsi - con passione, professionalità e tenacia - al sito.
È stato l'anima della community dei Forum (ve li ricordate? Andavano alla grande, prima dei social network) e quelli di Focus.it, grazie anche alla sua dedizione e ai suoi ideali, hanno dato vita alla Onlus Se Son Rose, che oggi è impegnata nel migliorare le condizioni di vita delle popolazioni del Sahel, in Africa). In seguito ha fatto nascere la fotocommunity iFocus e ha sempre seguito il rapporto con i lettori.
Per 15 anni, fino allo scorso luglio, Raymond è stato il cuore e il cervello del sito con il suo rigore nello scrivere e nel verificare le notizie, con la sua metodica organizzazione dei collaboratori, con il suo prezioso lavoro nascosto e con le sue idee proposte e difese sempre con grande coerenza. Caratteristiche cui corrispondeva una visione del lavoro come attività che deve portare a precisione, a completezza, a notizie che possibilmente non fossero bruciate in pochi giorni (o poche ore) ma che sarebbero rimaste attuali.
Ci ha lasciato pochi giorni dopo aver dato le dimissioni, sfiancato da una malattia tanto disgraziata quanto aggressiva che però non gli ha impedito di dare tutto se stesso, fino a che ce l'ha fatta, per i lettori del sito.
"Il destino gli ha riservato un'uscita di scena beffarda e schifosa", ci ha scritto il direttore nel comunicarci che ci aveva lasciato. Un destino che ci ha tolto un amico, più che un collega. Certo, a volte mostrava una scorza spigolosa, ma tutti noi abbiamo avuto più volte prova della sua grande sensibilità, della sua generosità, della sua comprensione. Solo lui riusciva a essere ruvido e amato allo stesso tempo. Non moltissimi, purtroppo, hanno avuto la fortuna in redazione – o fuori – di intavolare con Raymond discussioni lunghe e a volte labirintiche, anche su argomenti che con il lavoro avevano poco a che fare. Quei rari e preziosi confronti lasciavano il retrogusto di una vita complicata ma vissuta con passione, e di cultura vasta e articolata, spesso celata sotto i suoi modi riservati.
Per numerosi collaboratori è stato una guida esigente e severa ma allo stesso tempo comprensiva e umana; per noi che abbiamo lavorato con lui è stato un esempio di onestà intellettuale e di dedizione. Con Ray - come lo chiamavamo - si poteva discutere e anche litigare su come fare, o fare meglio, una cosa. Non si faceva problemi a esprimere le proprie idee con passione e veemenza. Ma, immancabilmente, ogni discussione si concludeva con l'invito, a fine giornata, a bere una birra (d'estate) o un rosso (d'inverno) nel baretto sotto la redazione. Ci mancherà moltissimo.