Storia

Quanti furono gli attentati alla vita di Hitler? E come fece a scamparli tutti?

Tra il 1933 e il 1945 Hitler sfuggì alla morte più di 40 volte. Si salvò grazie alle guardie del corpo e improvvisi cambi di programma, ma anche per le sue paranoie.

Scopriamo come Hitler si salvò da più di 40 attentati attraverso l'articolo "Fu solo fortuna?" di Roberto Roveda, tratto dagli archivi di Focus Storia.

Buona sorte o preparazione? L'Operazione Valchiria (l'attentato dinamitardo del 20 luglio 1944) fu il più noto tra i tentativi di eliminare il Führer, ma non l'unico. Secondo gli studiosi, tra il 1933 e il 1945, più di 40 volte Hitler sfuggì alla morte, spesso per un soffio o per una serie di coincidenze favorevoli. Ma si trattò soltanto di buona sorte?

BODY GUARD. Hitler curava molto la sua sicurezza personale: uno dei primi atti che fece una volta al potere fu quello di costituire un gruppo di guardie del corpo: nel novembre del 1933 nacque la Prima divisione Leibstandarte Ss Adolf Hitler. In ogni momento della giornata era accompagnato da almeno otto di queste fedelissime Ss, le uniche persone autorizzate a portare armi in sua presenza.

Paranoico. Ma l'ossessione per la sicurezza personale divenne sempre più forte quando la guerra cominciò a volgere al peggio, dopo il 1942. Venne creata una intera divisione corazzata dell'esercito per difenderlo e lui stesso pretese che i suoi pasti fossero preventivamente assaggiati. Per questa funzione vennero arruolate alcune giovani passate alla Storia come le "assaggiatrici di Hitler". La scelta ricadde sulle donne anche perché gli uomini erano necessari al fronte.

INCERTEZZE. Il capo del nazismo, proprio per evitare agguati, dava poche informazioni sui suoi spostamenti e spesso cambiava programma all'ultimo minuto. Chi voleva attentare alla sua vita doveva quindi avere, oltre al coraggio, anche una buona dose di tempismo, sapendo di dover cambiare molto probabilmente i piani velocemente. Soprattutto doveva mettere in conto la possibilità di fallire ed essere ucciso dalle guardie del corpo.

Forse per queste ragioni molti dei piani progettati per ucciderlo fallirono o furono abbandonati prima di essere messi in atto. Nel 1934, per esempio, un progetto per sparare al leader nazista venne ideato dallo scrittore Edgar Julius Jung, che aveva la possibilità di avvicinare il dittatore in quanto ghost writer che redigeva i discorsi dell'ex cancelliere e poi gerarca nazista Franz von Papen. Jung faceva parte di un gruppo nazionalista e conservatore ostile al nazismo, ma non agì, a causa di un mix di incertezza e timore per le reazioni dei nazisti all'uccisione del loro capo. Tuttavia lo scrittore non riuscì a nascondere la sua ostilità al regime e venne giustiziato ugualmente, quello stesso anno.

CAMBIO DI IDEA. A un certo punto furono alcuni membri dell'esercito a mostrare avversione per il leader nazionalsocialista. Un primo segnale in questo senso fu la cosiddetta "cospirazione Oster", dal nome del generale Hans Paul Oster che guidava un gruppo di oppositori appartenenti agli alti gradi della Wehrmacht. Il loro piano prevedeva la cattura del Führer nei locali della Cancelleria del Reich da parte di una squadra d'assalto, e la sua immediata fucilazione. Non venne mai attuato perché Hitler, nel settembre 1938, aveva raggiunto un accordo con il primo ministro britannico Chamberlain che sembrava scongiurare la guerra tanto temuta dal gruppo di Oster.

PER UN SOFFIO. Sempre nel 1938, lo studente svizzero Maurice Bavaud riuscì a guadagnare una buona posizione per sparare a Hitler mentre sfilava a Monaco durante una commemorazione. Al momento buono, lo studente ebbe però la visuale impedita dalle braccia tese dei partecipanti, intenti nel saluto nazista, e non poté mirare. Perse l'attimo e così il Führer passò indenne davanti a lui.

complicità inglese? La buona sorte salvò il dittatore anche un anno dopo. Un falegname di nome Georg Elser piazzò 50 chilogrammi di esplosivo nella birreria di Monaco dove Hitler, nel 1923, aveva tentato il Pütsch, un colpo di Stato. Il Führer doveva tenere un discorso commemorativo, che fu anticipato perché a causa delle cattive condizioni del tempo sarebbe tornato a Berlino in treno, anziché in aereo come previsto.

La bomba mancò l'obbiettivo per 13 minuti e uccise 8 persone. Elser venne catturato e torturato dalla Gestapo perché facesse i nomi dei suoi complici. I nazisti sospettavano che dietro l'attentato ci fossero gli inglesi, ma Elser sostenne sempre di aver agito da solo. Morì nell'aprile del 1945 a Dachau, dove era stato rinchiuso, poco prima della liberazione del lager.

Colpi di fortuna. Anche nel 1940 successe qualcosa di simile: venne annullata all'ultimo minuto la parata militare prevista sugli Champs-Élysées, a Parigi, durante la quale membri dell'esercito avrebbero dovuto liquidarlo.

E ancora: nel marzo del 1943 Hitler si recò in visita alle truppe impegnate nell'Operazione Barbarossa, a Smolensk (Russia). Qui alcuni ufficiali avevano progettato il tirannicidio. Dopo vari tentennamenti e temendo la reazione delle Ss, che proteggevano il Führer, i cospiratori decisero di donare a uno degli uomini della scorta una scatola con una bottiglia di liquore.

All'interno del pacco era stata inserita una bomba a orologeria, che avrebbe dovuto esplodere durante il volo aereo di ritorno a Berlino. Il pacchetto con la bottiglia venne però messo nella stiva dell'aeroplano e per il freddo il detonatore non entrò in funzione.

DECISIONI fatali. Non andarono diversamente le cose nel marzo del 1943, quando il generale Rudolf- Christoph Freiherr von Gersdorff decise di far esplodere una bomba nei locali dove Hitler doveva andare per vedere un'esposizione di armi sottratte ai sovietici. Ma vi rimase solo 10 minuti, troppo pochi per il timer impostato dal generale che, per evitare un'inutile strage, disinnescò l'ordigno.

La decisione della scorta invece salvò il Führer quando nel 1944 Eberhard von Breitenbuch (ufficiale al seguito del feldmaresciallo Ernst Busch) progettò di sparargli durante un'apparizione pubblica. L'ufficiale aveva una pistola nascosta nei pantaloni, ma le guardie di Hitler permisero solo ai massimi gradi dell'esercito di avvicinarsi al leader e von Breitenbuch non era tra questi.

Questo articolo è tratto da Focus Storia. Perché non ti abboni?

24 agosto 2024 Focus.it
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