Furono moltissime le partigiane che misero in gioco la loro vita per liberare l'Italia dal nazifascismo. E il loro apporto alla lotta partigiana, pur se meno noto di quello maschile (in poche ricevettero riconoscimenti ufficiali), fu molto importante (e tante altre donne di altri Paesi occupati parteciparono alla Resistenza).
L'Associazione nazionale partigiani d'Italia riferisce di 70.000 attiviste organizzate nei Gruppi di difesa della donna e di 35.000 combattenti. In totale, quasi 1.000 persero la vita e più di 7.000 vennero deportate o arrestate in patria. Il numero di partigiani (uomini e donne assieme) è stato invece stimato attorno a quota 240.000.
staffette coraggiose. Quanto ai ruoli ricoperti, il più comune fu quello delle staffette: sfidavano il fuoco nemico per portare documenti e informazioni alle unità partigiane. Si dedicavano inoltre alla cura e al ricovero dei feriti, svolgevano perlustrazioni e rifornivano i partigiani di armi, vestiti e viveri.
Molte svolsero poi attività di propaganda anti-nazista, come la giornalista Miriam Mafai (1926-2012), organizzarono manifestazioni e scioperi, pianificarono sabotaggi e reperirono fondi. E tutto questo permise alle donne di emergere socialmente e diventare soggetto politico, tanto da ottenere finalmente il diritto di voto con il decreto legislativo del primo febbraio 1945. Le donne italiane, infatti, votarono per la prima volta il 2 giugno 1946, in occasione del referendum per la scelta tra monarchia e repubblica.