Il Comune, cioè la forma di governo autonomo cittadino, apparve nell’Europa occidentale dopo l’anno Mille, per soddisfare il desiderio di leggi, tribunali, organismi amministrativi e politici retti dai cittadini stessi. Inizialmente associazione privata, il Comune esprimeva la solidarietà politica e sociale dei “borghesi” contro il signore o il vescovo.
Finché restò tale, i suoi organi furono il parlamento, o arengo (assemblea dei membri dell’associazione), e il consiglio dei Boni homines (cittadini eminenti) che curavano gli interessi collettivi. Quando l’istituzione divenne pubblica il governo della città fu affidato ai “consoli” in Italia e in Provenza, ai “jurés” (giurati) in Francia e agli “aldermen” (consiglieri) in Inghilterra, coadiuvati da due organi: il Consiglio maggiore e il Consiglio minore o di fiducia.
Pochi e ricchi al governo. Pacificamente o con la forza, i cittadini ottennero il riconoscimento di statuti, cioè il diritto a governarsi da sé. La struttura rimase però a carattere aristocratico, e mercanti, artigiani, professionisti, lavoratori manuali non avevano nel Comune pieni diritti politici. I primi consoli di cui si ha notizia, ma non certo i primi che siano esistiti, apparvero a Lucca nel 1080, ma già nel 1068 si ha testimonianza di una corte comunale in città.
A Milano i consoli sono menzionati solo nel 1107, ma già nel 1057 la città era in fermento contro l’arcivescovo. Dalla Lombardia il consolato si diffuse in Provenza e, seguendo le valli del Reno, fino a Colonia. Nel 1077 la città di Cambrai si sollevò contro il vescovo e costituì il più antico comune conosciuto a nord delle Alpi. La nuova realtà si affermò pienamente nel XIII secolo.