Analizzando dei fitoliti (microscopici resti vegetali) di miglio risalenti alla metà del secondo millennio a.C. e raccolti nel Kurdistan iracheno, che anticamente era parte della Mesopotamia, un team di ricercatori della Rutgers University (USA) ha dimostrato che la pluricoltura, ossia la coltivazione stagionale di diverse piante sullo stesso terreno, veniva praticata nella regione molto prima di quanto si pensasse. Lo studio, pubblicato su Scientific Reports, ha inoltre evidenziato la natura interconnessa dell'Eurasia in quell'epoca, agli albori della globalizzazione alimentare.
Prima del previsto. Il miglio (Panicum miliaceum) è un cereale che viene raccolto d'estate, e cresce velocemente con poca acqua: i primi a coltivarlo furono gli antichi abitanti dell'Asia orientale, e fino ad oggi gli studiosi pensavano che la coltivazione di questo cereale fosse iniziata in Iraq solo nel primo millennio a.C., con la costruzione dei sistemi di irrigazione imperiali. «La nostra scoperta ci obbliga a riconsiderare le capacità dei sistemi agricoli che servivano al sostentamento degli abitanti delle prime città, Stati e imperi della Mesopotamia», sottolinea Elise Laugier, coordinatrice dello studio.


Imparare dal passato. Questo studio si aggiunge ad altre ricerche sul tema che dimostrano che in passato le innovazioni agricole erano parte di iniziative locali, e venivano introdotte da pastori e agricoltori molto prima di entrare a far parte dei regimi imperiali di intensificazione agricola. Oggi il miglio non è un cereale comune nel sudovest asiatico o negli USA, ma secondo Laugier «chi si occupa di innovazione agricola dovrebbe considerare l'idea di investire in sistemi alimentari diversi e adattabili, come facevano gli abitanti dell'antica Mesopotamia».