Il cammino delle donne verso la conquista di pari diritti è lungo e per molti versi incompleto, oltre che ricco di storiche conquiste. Eppure, in alcune società del mondo antico, la condizione femminile era più evoluta di quanto si creda.
Per esempio, la donna babilonese (Mesopotamia, II-III millennio a.C.), pur sottoposta a figure maschili, aveva in alcune situazioni persino più diritti delle sue odierne discendenti. Poteva divorziare, per dirne uno: «Il marito aveva l'obbligo di rifondere alla moglie abbandonata la sua dote, e altri beni; e, nel caso di figli, spesso a carico della madre, anche di lasciare alla moglie la totalità del suo patrimonio», spiega Maria Vittoria Tonietti, storica orientalista dell'Università degli Studi di Firenze. «Se invece la moglie si ammalava gravemente, il marito poteva prendere una seconda moglie, ma non divorziare.»
COmpagna di feste. La donna etrusca (VIII secolo a.C.) poteva partecipare ai banchetti sdraiandosi sugli appositi letti, come gli uomini, occuparsi di affari pubblici, pur non potendo votare né essere eletta, e godeva di libertà talmente ampie da scandalizzare i greci - nel periodo tra l'VIII e il V secolo a.C. la donna greca ellenica veniva invece rinchiusa nei ginecei a tessere, filare e sovraintendere agli schiavi.
Roma matrona. In epoca romana, agli inizi dell'impero di Augusto (attorno al 40 a.C.), la donna - tradizionalmente soggetta alla patria potestas del padre, del tutore o del marito - aveva però parità morale, sociale e giuridica (ma non politica) con l'uomo: le donne maggiorenni potevano amministrare i propri beni, assumere obblighi, possedere patrimoni e, come accadde a Ortensia, figlia dell'oratore Ortensio, esercitare la professione di avvocato.
Unite. Nel 195 a.C. si formarono perfino le prime associazioni di donne ed ebbero luogo le manifestazioni in piazza ad opera di "femministe" ante litteram, per l'abrogazione della Lex Oppia, che vietava alle donne di indossare gioielli, vestirsi con colori sgargianti e girare in carrozza. Le proteste raggiunsero lo scopo e Catone il Censore sentenziò: «Quando le donne arrivano a essere uguali a noi, ci sono già superiori».