I libri di storia ci dicono che la rivoluzione industriale inglese iniziò nel 1760, ma uno studio condotto dall'Università di Cambridge anticipa questa data di oltre 100 anni, collocandola tra il 1600 e il 1700. Quanto scoperto è frutto di un'analisi di oltre 160 milioni di documenti che coprono oltre tre secoli di storia, raccolti in una mappa interattiva consultabile online.
Da agricoltori a manifattori. Lo studio traccia i cambiamenti nel settore lavorativo della Gran Bretagna dell'epoca: già nel XVII secolo il numero di agricoltori era in calo, e quello di manifattori in aumento – da artigiani locali come fabbri, calzolai e carradori, a tessitori che lavoravano in casa per rivendere all'ingrosso. A inizio Ottocento molte zone del Paese si stavano già "deindustrializzando", poiché la manifattura si concentrava attorno alle miniere. Il XIX secolo vide invece un boom del settore dei servizi: nel 1911 circa il 13% di tutti i lavoratori uomini era impiegato nel settore dei trasporti.
In controtendenza. Mentre il resto dell'Europa continuava a vivere di agricoltura, i contadini britannici scesero di oltre un terzo dal 1600 al 1740, passando dall'essere il 64% degli adulti lavoratori al 42%. Di contro, tra il 1600 e il 1700 la percentuale degli uomini impiegati nella produzione di beni passò dal 28% al 42%: secondo le stime degli studiosi, la forza lavoro britannica impiegata nel settore manifatturiero era tre volte superiore a quella francese.
Più liberali. Come mai questa rivoluzione avvenne proprio in Gran Bretagna? «Non possiamo affermarlo con certezza, ma l'economia inglese dell'epoca era più liberale di quella del resto del continente, con meno dazi e restrizioni», spiega Leigh Shaw-Taylor, coordinatore dello studio. Il commercio di beni in molti Paesi europei era soggetto a dazi imposti dai latifondisti, per cui spesso le vendite avvenivano solo localmente; in Inghilterra, al contrario, non vi sono tracce di imposte di questo tipo dalla fine del Medioevo.
Deindustrializzazione settecentesca. Secondo la ricerca, a metà Settecento – data normalmente considerata come inizio della rivoluzione industriale – gran parte dell'Inghilterra meridionale e orientale aveva in realtà già perso molte delle proprie fabbriche ed era tornata all'agricoltura. Il Norfolk, per esempio, era la contea più industrializzata del Paese nel Seicento, con il 63% di uomini impiegati in questo settore alla fine del secolo: durante il Settecento questa percentuale scese invece al 39%, mentre risalì quella dei lavoratori agricoli, che passarono dal 28% al 51%.
Donne e bambini. Uno dei prossimi obiettivi del progetto è includere dati riguardanti la forza lavoro femminile precedenti al XIX secolo: «Stimiamo che le donne che lavoravano fossero tra il 60% e l'80% nel 1760», afferma Shaw-Taylor.
Un ultimo aspetto analizzato dallo studio è il tasso di occupazione dei bambini a partire dal 1851. Il boom delle fabbriche tessili di Bradford fece sì che oltre il 70% delle bambine di 13 e 14 anni risultasse impiegato; sessant'anni dopo la percentuale era ancora superiore al 60%.